Pillole da Torino – Giorno 3
Tatsumi, di Eric Khoo
Omaggio molto intimo e ben realizzato a Yoshihiro Tatsumi, noto mangaka degli anni Sessanta-Settanta. Khoo adotta uno stile insolito per l’animazione orientale. Utilizza infatti un tratto più lineare e meno rigoglioso, rinunciando alla dovizia di particolari comune all’animazione dell’estremo oriente. Lo fa per dare maggiore fedeltà allo stile del suo protagonista e per accostarsi a lui in una sorta di parallelismo. Infatti Tatsumi si distaccò dalla tradizione fumettistica inventando uno stile più realistico, proprio come il regista di questo film. Tatsumi alterna infatti sequenze che raccontano la biografia del mangaka con altre che mettono in scena alcuni suoi lavori, così da rendere la narrazione più frammentaria e meno monotona. Ma soprattutto per darci una prova diretta dell’operato del nostro protagonista. Non possiamo gridare al capolavoro come quando ci troviamo (solitamente) davanti alle pellicole dello studio Ghibli, ma complessivamente anche questo “cartone” risulta ben fatto.
Voto: 7/10
Win Win, di Tom McCarthy
Alla sua terza regia, il regista americano cerca ancora una volta di analizzare tematiche importanti incorniciate dallo sguardo critico nei confronti della sua nazione. La vicenda si svolge in un’America in crisi, ma questa non è la base portante del film. McCarthy si concentra sulla famiglia in primo luogo, analizzandone il ruolo di tre generazioni, accenna qualcosa sullo sport (le scene più divertenti della pellicola) per poi soffermarsi a lungo su cosa possa spingere un uomo onesto a scegliere la strada sbagliata. Gli attori aiutano molto il regista, nessuno escluso, perfezionando ruoli già solidi sul copione. Verso il finale l’attenzione cala un po’, forse per via del fatto che da un certo punto in poi la vicenda cerca di arrivare a una soluzione abbastanza comoda e buonista. Però il lavoro complessivamente merita attenzione, rispetto, ma soprattutto merita diverse riflessioni.
Voto: 7,5/10
Midnight In Paris, di Woody Allen
Nel suo tour europeo, Allen arriva a toccare Parigi. Lo fa con un film sicuramente piacevole, che non punta alla risata fragorosa ma al sorriso, che scaturisce dalle vicende surreali e simpatiche che mette in scena. Stilisticamente abbiamo visto di meglio, ma complessivamente Midnight in Paris è una buona risposta all’andamento qualitativamente basso che aveva caratterizzato le ultime opere del regista americano. C’è molta carne al fuoco in questi 90 minuti di pellicola. Il regista riflette sull’arte (da annotare sul taccuino la massima che viene pronunciata da Gertrude Stein riguardo l’artista), sulla malinconia per tempi passati e mai vissuti, sulla lotta tra sogno e realismo; prova a darci una sua personalissima soluzione al problema con la sequenza finale. Il tutto circondato dal solito humor finissimo che caratterizza il lavoro dell’americano. Peccato per alcune scelte registiche un po’ semplici e frettolose.
Voto: 7/10
Wrecked, di Michael Greenspan
Proprio in questa rubrica, un paio di giorni fa, si parlava di un film passato in rassegna a Torino, intitolato The Oregonian. Wrecked sembra quasi un fratello di quella pellicola, in quanto l’incipit e la struttura di base sono per lo più identiche. Adrien Brody si risveglia insanguinato in una macchina dopo un incidente. Non ricorda nulla e inizia la sua avventura solitaria in cerca di aiuto. Il problema maggiore di questo film è narrativo. La scelta di lasciare un protagonista solo per quasi tutta lo svolgimento della storia è molto rischiosa e Greenspan non ne è all’altezza. Il film è profondamente noioso. Nella prima mezz’ora non succede nulla, e non sto esagerando. Nella seconda, il nostro uomo striscia da solo in mezzo ai boschi, e nell’ultima si cerca di arrivare a un finale. Detto questo anche la regia non aiuta la riuscita del lavoro. La camera si limita a seguire il malcapitato senza inventare qualcosa di nuovo. Wrecked è un film pretenzioso e sbagliato. Per chi fosse interessato a un titolo di simile struttura ma decisamente più riuscito consiglio di recuperare Buried di Rodrigo Cortès.
Voto:4/10
394 Trilogia del mondo, di Massimiliano Pacifico
Un curiosissimo documentario quello realizzato da Pacifico. Seguiamo una compagnia teatrale capitana da Toni Servillo, in giro per il mondo a riprodurre 394 volte la trilogia della villeggiatura di Goldoni. Il regista ci mostra molte cose in poco tempo (il film dura meno di un’ora) realizzando così una pellicola piacevole da seguire, mai noiosa e soprattutto molto stimolante. Infatti, oltre al lavoro degli attori, possiamo prendere visione dei lavoratori di quinta, delle reazioni dei differenti pubblici che assistono lo spettacolo, delle diverse culture e dei diversi approcci che una nazione ha nei confronti del teatro. Una piccola sorpresa.
Voto: 7/10
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A cura di Simone Soranna
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