Venezia69. La mostra con il buco in mezzo. 30 agosto 2012.
Appena sbarcati al Lido per la 69° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, sembra quasi di non essersene mai andati. Tutto è familiare: la navetta per arrivare al Palazzo del Cinema, le insegne, le facce, i bar affollati di gente munita di accredito, il caldo. Eppure è tutto diverso, a partire dal logo, che abbandona il rosso e si perde in un blu di diverse tonalità, fino alla sigla, affidata al bravissimo e sempre troppo poco conosciuto Simone Massi. Dettagli? Forse, ma non da poco, perché ci ricordano che quest’anno c’è un nuovo padrone di casa: Alberto Barbera.
Appunto, tutto è familiare e tutto è diverso. Barbera infatti torna a 11 anni dalla sua ultima direzione e (non a caso?) sceglie di inaugurare la kermesse con il nuovo film d Mira Nair (The Reclutant Fondamentalist), ovvero la “sua” ultima vincitrice (Monsoon Wedding – Matrimonio indiano). E mentre fervono i preparativi dell’ultimora, il primo dettaglio che salta all’occhio è la copertura del buco: l’enorme voragine dove dovrebbe sorgere il nuovo palazzo del cinema rimasta all’addiaccio causa presenza di amianto, è contornata e abbellita da panchine ed erba sintetica. Dalle scale del Casinò l’effetto è accattivante e molto trendy, dal mare il buco è visibile e inquietante.
Che sia una metafora di questa edizione? La Mostra con il buco in mezzo… Guardandosi intorno l’austerity è un must e la crisi sembra aver colpito un po’ tutti, compresi gli (una volta ricchi) spazi degli sponsor meno propensi a feste (almeno nelle parole). E poi ci sono meno film, da scelta della nuova Direzione proprio per inseguire maggiore qualità ed evitare sprechi. Eppure l’impressione è che il cambio al timone sia stato deciso troppo tardi e la nuova squadra abbia dovuto lavorare “in fretta”. Lo si intuisce dai dettagli. I petali rossi di fronte al Palazzo (non avrebbero dovuto essere blu?), il Daily in italiano e non in inglese curato da due testate, fino alla scelta, appunto, di tagliare sul numero dei film. Certo, costa tutto meno, si sfruttano meglio i (pochi) spazi, ma il programma lascia intendere che posto per altri ci fosse (doppia proiezione per la stampa!).
E allora? Forse il problema è stato il tempo, poco in confronto al solito (la nuova era Barbera è stata confermata solo a fine gennaio) e si è cercato di fare il meglio possibile con quello che c’era a disposizione. Un fatto di cui siamo certi. Ma a tal proposito parleranno i film.
Il cartellone c’è, il buco pure, e confidiamo che da qui all’8 settembre la nostra voragine da fame di cinema sarà colmata.
A cura di Sara Sagrati
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