Schegge da Cannes: The Artist, capolavoro muto
In un momento in cui il cinema si serve sempre di più delle strumentazioni più d’avanguardia e degli effetti speciali maggiormente sofisticati, ecco che è l’originalità, sicuramente incosciente, ma di grande impatto, a regalare una delle pellicole migliori di tutto il Festival. Con The Artist, pellicola presentata oggi in concorso (e inserita all’ultimo momento nel programma) il regista francese Michel Hazanavicius regala un vero piccolo capolavoro di coraggio e intelligenza, girato completamente in bianco e nero, per di più muto (senza dialoghi se con didascalie e musica orchestrata di sottofondo), conducendoci in un viaggio nella memoria che riconcilia fortemente la kermesse (dopo l’omaggio a George Méliès) con un cinema mai dimenticato, ma che oggi torna prepotentemente moderno.
Il film narra la storia di un divo del cinema muto, George Valentine (interpretato da Jean Dujardin) capello brillantinato e baffetto malizioso, e della sua compagna di lavoro Peppy Miller (Bérénice Béjo) nella Hollywood degli anni Trenta. L’arrivo però del sonoro disunirà la coppia, celebrando Lei e accantonando Lui. Ricco di citazioni e rimandi alla Hollywood Babilonia che fu, diretto con ritmo sublime (inquadrature lente, enfasi mimiche, primi piani da cartolina) e con mano sopraffina, The Artist è la splendida scommessa (vinta) che ha stregato tutti qui a Cannes, comunque vadano le cose. Visti i numerosi applausi e l’accoglienza della stampa internazionale, è quasi certo che possa arrivare un premio, magari, perché no, anche una Palma d’Oro.
A cura di Andrea Giordano
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