Eroi moderni
Radio West (fm 97) è il titolo del primo lungometraggio di Alessandro Valori, mutuato dal nome della radio installata in Kosovo dall’Esercito Italiano, nell’ambito della missione multinazionale di pace K-FOR. Chi (come me) non sapesse questo, scorgendo fra i nomi del cast lo “scugnizzo” Taricone e la spot-girl Kasia, potrebbe accostarsi al film in maniera scettica, aspettandosi chissà che frivola commedia. Invece ci si trova davanti ad un vero e proprio combat-film, realizzato però “all’italiana” cioé mettendo in primo piano l’elemento umano, il soldato che è soprattutto un uomo, con le sue riflessioni e paure, piuttosto che la rappresentazione dell’atto bellico fine a se stessa, senza esaltazioni eroico-nazionaliste e puntando il dito contro l’assurdità dei conflitti. In questo senso gli attori sono in grado di dare vita a personaggi dal carattere umanissimo: il bersagliere Rizzo (Taricone, che si presenta in tenda in accappatoio azzurro, forse richiamo al suo successo nel Grande Fratello) che riproduce l’icona del soldato italiano: facilone, impulsivo, aperto e un po’ nostalgico della sua Bovino nell’entroterra foggiano; Ileana (Kasia) che rappresenta la volontà di sopravvivere e di libertà di un popolo; Ale (Pier Giorgio Bellocchio), bersagliere come Rizzo, giovane borghese un po’ inerte, che sarà costretto a prendere coraggiosamente posizione quando la vita lo costringe.
Storia dunque di uomini che lottano per affermare se stessi, la propria umanità, davanti alle atrocità di una guerra fratricida che rischia di mandarli in crisi, abbruttire e demoralizzarne l’animo; quando la linea di demarcazione fra bene e male sembra scomparire diventa obbligatorio scegliere, prendere parte, trovare il coraggio di sparare anche solo per difendersi, cercare dentro di sè le ragioni universali dell’uomo.
Temi, questi, a sfondo soggettivo che vengono però affrontati con lo stile realistico tipico del combat-film, girato interamente con telecamere digitali, fatto inedito per il cinema italiano, in grado di fotografare in maniera nitida la scena e partecipi dei movimenti dei personaggi (bella la sequenza dell’ispezione di un villaggio), tanto da far sembrare quasi nullo il divario dello schermo. Tuttavia al racconto oggettivo e partecipe della realtà, si alternano gli sguardi soggettivi dei personaggi sul mondo, oppure immagini descrittive più “sporche” come da ripresa amatoriale, o addirittura digressioni non narrative in dissolvenza e sovrapposte, di carri ed elmetti, luci in lontananza, rumori di cingoli, irreali, oniriche e stranianti dalla realtà.
Radio West però oltre a proporre il tema del contrasto fra la coscienza dell’individuo e l’assurdità della guerra è anche un elogio senza retorica all’impegno quotidiano dell’Esercito Italiano, che oggi impiega all’estero, in missioni di pace, il maggior numero di soldati dalla seconda guerra mondiale e giunge quindi in un momento che non poteva essere più opportuno. Considerati i molteplici scenari (dai Balcani all’Afghanistan, dal corno d’Africa all’Iraq, per dirne alcuni) questo film ci permette di ringraziare l’Esercito per il contributo che dà alle popolazioni affrante dalla guerra nella ricostruzione di una vita “normale” e di riporre nuovamente compatta la fiducia in quei ragazzi che, partendo volontari, affermano i valori di pace e democrazia, dando lustro al nome del nostro Paese nel mondo.
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