La cultura popolare del liscio
Anche se Raoul Casadei svolge una piccola parte in Ogni volta che te ne vai (quella del presidente della giuria del “Casadei day”), è lui la vera anima di questo film. Perché “il re del liscio”, prima di ogni altro, ha sempre sostenuto che è tra una mazurca, un valzer e una polka che si traduce a pieno lo spirito gioviale e generoso della gente di Romagna. Uno spirito che, conscio della propria vitalità e delle proprie tradizioni, non si è fatto globalizzare, ma che al contrario ha utilizzato il proprio modello locale esportando in tutto il mondo la propria cultura popolare. La stessa che per Casadei si incarna proprio nel liscio, in quanto: «Quell’espressione di ballo diede la possibilità a migliaia di lavoratori e lavoratrici di lenire le fatiche del lavoro incontrandosi e socializzando».
Tutto ciò, in una perfetta sintesi fra tradizioni e modello sociale evoluto. Una quadratura del cerchio a cui tutti ambiremmo, ma che ci è stata negata dal momento in cui, per sprovincializzarci, abbiamo scioccamente abbandonato per strada la provincia delle tradizioni culturali che, invece, quasi beffardamente, ora vediamo affiorare con forza nelle pellicole stile “country” delle più recenti produzioni australiane. Se non si afferra o non si apprezza questo concetto di tradizione nella modernità, sarà impossibile condividere anche un solo giro di valzer della commedia di Davide Cocchi. Cosa che comunque risulta problematica anche per la Pamela del film. Che nel suo rapporto sentimentale con Orfeo, da una parte è attratta dal ragazzo e dal suo gruppo che si esibisce nelle balere e dall’altra insegue un futuro diverso, fuggendo periodicamente da una realtà che però alla fine la vede sempre tornare. Questo andare e tornare, ben sintetizzato nel titolo, è la chiave di una commedia sentimentale che traduce efficacemente alcune tipiche inquietudini giovanili. Specialmente quelle legate ai segnali di crescita, che tra ansie e complicazioni faticano a trovare la strada tra mille viottoli di incertezze.
In tale percorso, gli attori Cecilia Dazzi e Fabio De Luigi non sbagliano una battuta, un gesto, un’espressione per farci comprendere quanto Pamela e Orfeo, pur amandosi, non riescano a togliersi di dosso la sensazione che tutto potrebbe crollare se uno di loro abbandonasse anche quell’altro amore, quello per il liscio, memori di quel valzer che li unì sulla pista da ballo fin da bambini. Tutto ciò fa da stimolo al regista per illustrarci, spesso con tratti molto divertenti, un’atmosfera da mondo di balera che si delinea a partire dall’intimità di ogni personaggio. Niente “maschere felliniane” per estrapolarli, dunque, ma un semplice quanto approfondito sviluppo delle storie di ognuno che finisce per caratterizzarli perfettamente facendoceli amare uno ad uno.
A cura di Osvaldo Contenti
in sala ::