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cultura dell'immagine e della parola

Il desiderio rappresentato

Il desiderio rappresentato

La camera oscura in scena. Vermeer fu uno dei primi a utilizzare questa nuova tecnologia in pittura: attraverso la camera oscura l’immagine da riprodurre entrava nella cassetta, con una precisione e un realismo che la pittura non era mai stata in grado di raggiungere. Vermeer dice che la camera oscura aiuta a decidere cosa pitturare. L’occhio umano si è dotato di uno strumento ottico, di una lente che riproduce la realtà rendendola ancor più significativa, perché la isola attraverso il buio intorno.
È così che il cinema agisce, un insieme di mezzi che rendono particolare ogni inquadratura, la rendono significante in tutto e per tutto, ritagliando dal piano sequenza ininterrotto del vivere quotidiano pezzi di messa in scena essenziali. E così lavora anche Vermeer: il suo occhio è sempre rivolto alla sua opera, al desiderio della creazione, di rendere essenziale e unico il suo quadro estratto dalla realtà. Una figura estrema d’artista, colui che vive solo per creare, che usa chiunque gli stia intorno, dalla serva alla moglie, per la sua soddisfazione. E il desiderio si muove nel film e muove il film stesso, il desiderio di dipingere, la sensualità dei colori entra ed esce dai quadri verso la vita e viceversa. Produrre e riprodurre, creare e procreare, la danza tra corpo e mente è frenetica e confusa, perché il bisogno di dipingere ha la stessa forza feconda del desiderio carnale.

Ma non è verso la serva che si scagliano il desiderio di Vermeer e l’odio della moglie, bensì verso il quadro che la ritrae: la signora Vermeer lo considera osceno, lo vuole sfregiare perché emana desiderio, una voluttà forte verso l’oggetto rappresentato, il volto di una giovane isolato e quindi reso così significante dal buio intorno alla sua figura. Il pittore, da parte sua, risucchia l’intelligenza, la bellezza, la curiosità della serva dagli occhi grandi senza sfiorarla, brutalmente, forse, la usa per il suo piacere, per il suo bisogno di dipingere. Alla fine le buca l’orecchio per appenderci l’orecchino di perla: sangue e purezza, un’immacolata deflorazione. Il desiderio è entrambe le cose, dolore e eternità, una ferita da cui ogni cosa nasce.

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