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Un ragazzo tra i ghiacci

Un ragazzo tra i ghiacci

Potrebbe inizialmente parere una tavoletta dolce e delicata seppure un po’ scontata questa storia di un ragazzo, Noi, che viene superficialmente considerato da tutti come uno “scemo del villaggio”, quando è invece proprio lui il più perspicace: risolve cubi colorati in meno di cinque minuti, riesce a battere il proprio avversario a master mind in pochi tentativi. Ma tutto questo non basta agli abitanti del suo villaggio per prenderlo sul serio o per comprendere la sua natura. Solo una ragazza che (non a caso) viene dalla città, sembra imparare ad amarlo.
Il regista ci introduce con delicatezza nella vita del giovane Noi e per tutto il primo tempo ci racconta questo suo disagio vissuto se non proprio con indifferenza, comunque con molto distacco e forse con un po’ di ingenuità e inconsapevolezza. Invece la favoletta, dai toni leggeri e a volte grotteschi dell’inizio, si trasforma a poco a poco in un dramma dai toni tristi e cupi: la brava gente del villaggio diventa sempre più indifferente ai gesti sempre più disperati del ragazzo ed anche la sua ragazza rinnegherà il loro sogno comune. A Noi non rimane che riparare nel suo buco buio, un rifugio che si è creato per nascondersi dalla gente e dove poter sognare in pace posti esotici e caldi. Al peggio non c’è mai fine e Noi si pentirà di non aver apprezzato quelli che lo circondavano quando rimarrà completamente solo…
Il film ha il pregio di essere dolce senza scadere nel melenso per tutta la sua durata, le situazioni vengono affrontate con sottile ironia, e a volte è anche molto divertente.

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