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Notturno barese

Notturno barese


Questo road movie cittadino, il cui titolo provvisorio era “Vito, morte e miracoli”, conferma Piva tra gli autori più interessanti del nuovo cinema pugliese. Il racconto della piccola avventura notturna alla ricerca di un’auto rubata di due cognati profondamente diversi, l’uno disincantato e affiliato alla mala locale, l’altro “un damerino” timido e ingenuo a cui tutti chiedono se è veramente di Bari, rimane costantemente in bilico tra ironia e inquietudine. Andando oltre il fin troppo citato confronto con “Il sorpasso” (Dino Risi, 1962); è d’obbligo annotare come il film si rifà alla più schietta tradizione della commedia all’italiana, quella non costruita a tavolino (come ”Ricordati di me”) o debordante di grottesco (vedi “Amnesia”, “Denti”, …) dove gli autori concepiscono con sincerità e senza artifici, una storia che assorbe dalla realtà atteggiamenti, rituali e comportamenti. La sceneggiatura di Andrea Piva, scrittore nonché fratello di Alessandro, è meno sperimentale di quella della “La capagira” (2000); la destrutturazione del racconto è sostituita da una narrazione più lineare e classica che rimane comunque vivace e originale soprattutto nell’entusiasmo di creare personaggi e situazioni tanto verosimili quanto accattivanti. Il regista, già autore di diversi documentari-inchieste nella periferia barese, conosce bene il sottotesto di un mondo autarchico che vive con un proprio gergo e regole non scritte. I vari Saddam, Sandokan, Marlon Brando, Tulipano o il re dello scoglio, immersi nella notte evocano le figure “in perdenza” delle strade della Brooklyn di Scorzese o dei bassifondi di Tokyo di Kurosawa.

“Attori, comparse e … assenze”
E tra frutti di mare, salsa di pomodoro, bruschette, angurie, saraghi e mozzarelle, Vito accede a una città sconosciuta mentre Toni prova a cambiare amici prima che quelli vecchi, davanti a una Santa Lucia in technicolor, gli ricordino come comportarsi. Come contrappasso alla presenza di tanti personaggi, appare nei momenti più oscuri della trama un limone dal sapore letterario, segno di una forza invisibile e della necessità di arricchire con “un’assenza” il racconto, come spiega Andrea Piva che ha attinto “da Montale e non dal cinema le sue idee”. Altra sfida vinta è la fusione di attori professionisti di cinema e teatro, comparse e cabarettisti locali. Rubini dopo alcune recitazioni “eccessive”, appare naturale e padrone delle sfumature ed è sublime nel gesto di alzare la bottiglietta di birra con tre dita nell’aria; più che Gassman ricorda Sordi per la capacità di nascondere la paura sotto una risata, una battuta, un sorriso amaro. Lo Cascio, dopo la prova fuori ruolo in “Buongiorno notte”, ritrova con sicurezza un personaggio, che pur con pochi spazi di improvvisazione, gli permette di dimostrare la sua bravura, come nel passaggio del viso di Vito dal broncio ad un sorriso tenero e folle al tempo stesso.

“Noir all’italiana”
Il film, che il regista definisce Glocal (global + locale); è disseminato di alcune chicche tecniche come “la scalata” del faro-fallo dove la moglie di Tony salirà a tradirlo o la rincorsa di Vito tra i vicoli illuminati della Bari vecchia. Piva torna a filmare luoghi già teatro del precedente film e ne inventa di nuovi, come la felliniana casa delle luci, per immortalare sulla pellicola la sua “ossessione per la notte e per le strade delle piccole e grandi metropoli del Sud”. Un noir all’italiana, assecondato dalla bellissima colonna sonora blues di Ivan Iusco evocatrice di ombre e mistero, dove i delitti attesi nella notte si realizzano alla luce del giorno in un finale tutt’altro che consolatorio.

Curiosità:
La campagna ufficiale di marketing per il lancio del film è stata affiancata da un ”Comitato Centrale di Propaganda” costituito da circa 400 volontari reclutati via internet con tanto di Codice dell’agente Segreto e forniti di un kit di vari gadget per inventare liberamente eventi promozionali.
L’affiatamento sul set tra Rubini e Lo Cascio, come riportano le cronache, si è trasformato in una grande amicizia.
Il film segna l’esordio da produttore di Giovanni Veronesi già regista (“Il barbiere di Rio”, “Viola bacia tutti”, ..) e sceneggiatore (“Streghe verso nord”, “C’era un cinese in coma”, …)

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