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Viaggio alla siciliana

Viaggio alla siciliana

Tema della storia il Viaggio. Come un moderno Ulisse, Tanino si ritrova a girovagare per il mondo alla ricerca di qualcosa che nemmeno lui sa bene, passando di avventura in avventura. Partito da Castelluzzo, paese siciliano tremendamente noioso, meta paradisiaca di turisti stranieri attirati dal mare dove le notizie e i pettegolezzi girano più veloci che in internet, si ritroverà inghiottito dalle contraddizioni di un’america dove si rifugia salvo sognare spesso il ritorno a casa.
La fuga dall’Italia si rende quasi necessaria. La madre, apprensiva parrucchiera, si è trovata un nuovo uomo dopo l’assassinio del marito e, nonostante tutti gli sforzi, non riesce a farlo accettare da Tanino.
I soggiorni di studio a Roma, nella minuscola e affollata casa a ridosso degli svincoli autostradali, si trasformano in esasperanti sevizie a causa dei terribili coinquilini pugliesi, che lo vessano chiamandolo terrone. A nulla serve la solidarietà dei professori di fronte alla faida tra meridionali.
Bocciato all’ultimo esame necessario per ottenere il rinvio militare, vede prospettarsi un lungo anno in marina su qualche incrociatore diretto in Kosovo (senza sbocchi sul mare) fatto che, unito all’imbarazzante semi-analfabetismo del protagonista, getta ombre oscure sul sistema scolastico italiano.
Si sente infine oppresso dalla realtà siciliana di provincia, dove pochi lavorano e tutti non fanno altro che spettegolare e tirare a campare. Anche le lotte politiche al seguito del suo grande amico di infanzia, alla ricerca di un altro mondo possibile, non costituiscono più un’attrattiva in grado di procurare una sufficiente carica evasiva. L’avventura, l’amore, la scoperta di nuovi luoghi e della propria vera identità sono sfide molto più forti e attrattive del noioso chiacchiericcio politico militante.
Ecco allora la speranza di rifugiare nella mitica America, tanto attraente quanto politically incorrect per un quasi no global.
Negli Usa si scontrano subito i due stereotipi di famiglia, quella borghese americana e quella degli emigranti italiani. La prima ordinata e vittoriana, attenta al cerimoniale e alle frasi performative “so, is it your first time in the U.S.?” si sente ripetere all’infinito il protagonista. Madre, padre, 2 figlie e un cane, posizione sociale di prestigio, lusso sobrio, equilibrio.
La seconda invece assomiglia molto a quella del Grasso Grosso matrimonio greco. Sterminata, abbondante, mangiona, ossessionata dalle fotografie, casinista, tutto sommato pacchiana. Rispetto a quella della madrepatria sembra avere perso i freni inibitori ed essersi rifugiata in un’ostentazione della mafiosità che mancava ai greci: auto con i vetri oscurati, abiti gessati, gingilli derivati da un faticato arricchimento.
L’integrità asettica della famiglia americana nasconde il fanatismo militarista, l’alcoolismo, l’infedeltà, la schizofrenia.
L’unità degli italoamericani, che si celebrano in ipocriti raduni in occasione di S. Rosalia, crolla sotto la logica del regolamento di conti, della diffidenza reciproca, dell’utilitarismo. Senza le giuste “conoscenze” si rischia di rimanere tagliati fuori, considerati solo dei “poveri italiani senza soldi”.
Altre saranno le inaspettate scoperte durante il viaggio: celebrati registi USA, oggetto di studio in Italia altri non sono che malati barboni che confondono lo spagnolo con l’italiano e non sanno da che parte impugnare una videocamera.
L’amore inseguito e sempre sognato lo ha in realtà abbandonato per un “tipico” ragazzo americano, a dimostrare che le storie estive finiscono con l’estate e l’amore a distanza se non proprio impossibile, è comunque molto difficile. Meglio così, se le donne italiane sono “Muchissimo Pericolose”, quelle americane sono assai costose in sede di divorzio.
Combattuto tra evasione e conformismo, sul punto di sposarsi con la sconfinata figlia del sindaco sotto la pressione dei parenti alla ricerca di scalata sociale e “diventare un giovane di successo”, Tanino sceglie una via di mezzo, sceglie di restare libero.
Peccato solo per l’epilogo: con la pesante sensazione di non potersi sottrarre al proprio destino e con la fine del viaggio la storia si conclude, lasciando sospeso un buon inizio. Dove ti aspetteresti un’affermazione o un colpo di scena, il film si va esaurendo tra le meditazioni, privandosi del piacere di un buon finale.

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