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Aracnidi a quattro zampe

Aracnidi a quattro zampe

Un Ragno alla gola
Di Alberto Brumana *****

Un groppo alla gola. Questa la sensazione che mi ha assalito uscendo dal cinema in cui era appena stato proiettato Spider. E questo non per la tensione che mi aveva appena generato il film, ma per la mezza delusione per il film di un grande regista. David Cronenberg è senza dubbio tra i più audaci autori dell’ultimo trentennio, ma con questa pellicola sembra essersi preso una pausa di riflessione. Tutti i novantotto minuti scorrono come una lunga pausa intramezzata solo da qualche intromissione del vero Cronenberg. Un film così lento, per avere senso proprio, dovrebbe o avere una narrazione molto forte, o rifiutare del tutto la narratività. Spider si pone nel mezzo, sfruttando una sceneggiatura che troppo presto mette le carte in tavola e a metà pellicola lascia intendere il finale solo apparentemente a sorpresa. Abbandonata la trama, il regista cerca allora di avventurarsi nell’introspezione del personaggio, ma, oltre alle evidenti pulsioni edipiche, emerge poco dalla pur buona interpretazione di Ralph Fiennes. Pur riallontanandosi da quel cinema di fantascienza che tanto ha prodotto nella sua carriera, Cronenberg non si avvicina insomma a quel capolavoro melodrammatico che è stato M. Butterfly. Numerosa critica ha cercato di individuare in Spider metafore più o meno evidenti di postmoderna memoria, ma queste appaiono più come spirali mentali dei critici stessi piuttosto che reali intenzione dell’autore.E in fondo un film superiore alla media (complimento solo fino a un certo punto); con una regia accurata e senza eccessi e con un ottimo lavoro alla fotografia del fido Peter Suschitzky, ma da Cronenberg è lecito chiedersi qualcosa di più.

Degenerazione mentale
di Giuseppe Scandiffio ******

Il cinema di Cronenberg è sempre stato legato alla degenerazione, al cambiamento malato, di solito del corpo. Qui, invece, il cineasta canadese ha,per così dire, spostato leggermente la macchina da presa mantenendo il tema della degenerazione ma tralasciando il corpo e impegnandosi invece nello studio lucido e allucinato di una mente malata. Nella pellicola noi la realtà la vediamo cogli occhi del protagonista. È tutto una sua interpretazione. Cronenberg non da motivazioni alla sua pazzia, essa è qualcosa di insito e ineluttabile, un semplice dato di fatto di cui si può solo prendere atto, come la vita e la morte. Le ragnatele che ossessionano il protagonista sono il legame malato che lo unisce agli altri. La condanna di Dennis forse è la solitudine, ma in fondo né lui né noi lo sappiamo. La sua condanna sarà restare rinchiuso nel suo universo di schizofrenia. Le ragnatele sono macchiate di sangue, sangue del suo sangue da lui stesso versato. Perché la ragnatela è legame di vita crudele me anche strumento di morte. Il tutto immerso in un’ambientazione gelida e kafkiana.
Cronenberg in questo film più che in altri è molto aiutato dai suoi interpreti. Ralph Fiennes interprete di poche ma valide pellicole dà tutto se stesso al personaggio, rendendone la sofferenza dell’anima con pochi accenni espressivi senza istrioneggiare. Miranda Richardson è impegnata in un doppio ruolo che esalta tutte le sue qualità attoriali.Essi spiccano rispetto agli altri bravi ma più misurati attori.
Il film pur rimanendo superiore alla media non è però certo il migliore del canadese. È come se Cronenberg senza mostri,mutazioni corporali e violenza parossistica non si trovasse a suo agio. Come se insomma non si divertisse davvero. Chissà ,forse è proprio per questo che il film gli è in certi punti quasi rubato dai suoi splendidi attori. Come se fosse un esperimento interessante ma interlocutorio, fondamentale comunque per meglio comprendere la poetica e l’anima di uno dei più grandi creatori d’incubi del cinema contemporaneo, e non solo.

Ragnatele di gas e memoria
di Lucio Basadonne *********

Innanzitutto grazie, signor Cronemberg, grazie per non avermi tediato con voci narranti, spiegazioni per famiglie e facili finali ad effetto. Grazie di cuore per avermi dato Spider: la sua forza sta nel saper tener alta l’attenzione in un puzzle di tessere desaturate in cui perdo sempre di più il filo del racconto ma in cui sono sempre più convinto che alla prossima tessera tutto sarà chiaro.

Ora capirò perché la casa è sempre la stessa, ora capirò per quale ragione il bambino sa dov’è nascosto il corpo.

E tu, quando sarai al cinema e capirai di trovarti faccia a faccia con le sequenze chiarificatrici, quando capirai che è il momento di tirare le somme ormai Cronemberg avrà impigliato anche te nella mente di uno schizofrenico e ti sarai perso in una sala cinematografica che altro non è che un semplice cubo di cemento armato. Perché il ragno-Cronemberg che ti ha acchiappato in una rete che da lontano non potevi vedere, e tu ci resti appiccicato. Quello che lentamente accade è troppo affascinante perché ti venga voglia di dormire o di andartene via, e alla fine resterai solo con l’odore del gas nei vestiti senza aver capito nulla.Allora uscirai dalla sala ma senza guardar storto il bigliettaio perché il film era una presa per il culo. Tutt’altro.Salirai per le scale soddisfatto, buttando un ultima occhiata al manifesto che è l’unica cosa brutta del film.

• Vai alla recensione di La mosca

• Vai all’articolo su Spider: dal libro al film

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