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In tutta onestà, signori, è la guerra

In tutta onestà, signori, è la guerra

Tutto italiano, senza effetti speciali, con budget contenuti, non senza le prevedibili polemiche, bellissimo. A sessant’anni da quella fine di ottobre ’42 che vide fronteggiarsi a un centinaio di chilometri da Alessandria d’Egitto le truppe italo-tedesche con quelle inglesi ecco sugli schermi la prima pellicola come regista di Enzo Monteleone, già sceneggiatore di “Marrakech Express” e “Mediterraneo”, che riporta l’attenzione su una pagina di storia nazionale spesso volutamente dimenticata.
Servendosi dei racconti di decine di sopravvissuti, dei diari dei soldati al fronte, di interviste ai reduci, Monteleone ha posto l’accento in modo quasi intimista sul profilo umano dei soldati impegnati nella fallimentare campagna, riuscendo anche a raccogliere il materiale preparatorio del film in un documentario presentato a Venezia, “I Ragazzi di El Alamein”.
Niente azioni spettacolari, esibizione di tecnologia, retorica politica, carneficine ostentate, nulla a che vedere con gli standard hollywoodiani in fatto di film di guerra. In compenso la tensione non viene mai meno, l’angoscia ma anche la complicità vissute assieme ai compagni di trincea, il presentimento che in ogni istante possa accadere qualcosa di irreparabile, serpeggiano durante tutta la proiezione. E’ veramente l’umanità dei personaggi, il loro insostituibile punto di vista, l’accurata indagine sulla vita quotidiana in trincea il fulcro della pellicola, interpretata da un cast semi sconosciuto ma strepitoso.
Siamo nel settore sud della prima linea che si è stabilizzata nel deserto egiziano, dove gli uomini della divisione Pavia resistono da mesi in un’estenuante guerra di trincea combattuta in modo impari contro gli inglesi, meglio armati ed equipaggiati. La retorica della propaganda fascista è lontana, e la realtà è fatta di malnutrizione, dissenteria, mancanza di organizzazione e di rifornimenti. La morte arriva con i bombardamenti di artiglieria, con un cecchino, su delle mine. Quasi mai capita di vedere il nemico in faccia. Ma gli italiani, come sassi, resistono anche quando l’offensiva inglese avrà sbaragliato le loro linee, e si ritrovano a vagare nel deserto.
Non ci sono scontri sugli ideali, non ci sono buoni e cattivi, non c’è revisionismo o ingratitudine. I nostri soldati combattevano per la patria, erano lì per vincere, e se non fu solo la fortuna a mancare, non era certo il valore ad essere assente. Se non sono morti da eroi è solo perchè la morte eroica non esiste. “La morte è morte. E puzza.”

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