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cultura dell'immagine e della parola

2002: odissea nella metropoli

2002: odissea nella metropoli

Leggendo la trama e scrutando la nazionalità del regista, mi aspettavo di vedere il classico cartone-manga futuristico con atmosfere misticheggianti, tipico dell’animazione giapponese.
La delusione arriva alla prima immagine, nello sfondo computerizzato-tridimensionale, di ottima fattura, si muovono dei personaggi un po’ goffi, molto stilizzati, in due dimensioni che sembrano essere stati incollati sullo schermo a posteriori.
Siamo in un futuro non precisato dove ha appena avuto termine la costruzione della grande Ziggurat, un immenso grattacielo che si erge “al di là delle nuvole”, simbolo della nascita della nuova Babilonia (alla lettera “porta degli dei”) ovvero Metropolis.
Sulla cima della Ziggurat, sta il trono di colei che verrà a “regnare su tutto”, l’essere perfetto.
Si tratta di Tima, un robot bambina che nascerà dall’ingegnosa mente di uno scienziato pazzo per ordine di colui che crede di essere il nuovo Nabucodonosor, il capo del partito dei draghi rossi, colluso con ogni organo parastatale, con l’obiettivo di far sparire la sottomessa classe robotica.
Il figlio adottivo del tiranno, spietato cacciatore di robot, rifiuta l’idea che una macchina possa sedere sul trono della Ziggurat e tenta di distruggere Tima; “essa” però viene attivata dal suo creatore prima della sua morte e viene salvata da Kenichi, un ragazzino che accompagnava lo zio investigatore privato che si trovava “nella” Metropolis.
Tima è sperduta, non sa chi sia, non sa dove si trova, il suo unico accompagnatore è Kenichi che anche lui smarrito nella città con lei, la inizierà alla “vita”, fuggendo dalla caccia del loro persecutore attraverso una Metropolis, dove i vari Livelli (piani); rappresentano la rigida divisioni in classi sociali, dove i “non perfetti” sono confinati nel basso, come in un inferno dantesco. Così s’instaura tra i due un ibrido legame padre-figlia/ragazzo-ragazza.
Ma Tima è pur sempre una macchina, anche se non sa di esserlo, e quando prenderà coscienza del suo status salvando Kenichi da una pallottola, farà ciò che “essa” riterrà giusto per la sua razza, distruggere l’umanità sedendosi sul suo “trono”. Non riuscirà nel suo intento completamente, frenata dall’ ”umanità”, che le aveva donato Kenichi, ma la grande torre di Babilonia è destinata a crollare con la sua civiltà corrotta, per far sì che i giusti rimasti ripartano, avendo estirpato il male alle fondamenta.
Ci si aspetta di vedere un’animazione stile Akira
, una computerizzazione 3D totale, una rifinitura nei volti dei personaggi tipica del Manga giapponese, un eroe maledetto alla Berserk o un uomo del futuro sempre più alla ricerca di se stesso e della sua anima come in Akira ed Evangelion, ma la realtà di Metropolis è un’altra. Non è il tipico cartone “adulto” giapponese, è un mondo triste e buio dove due bambini di cui uno un robot, riusciranno a cambiare il mondo e far crollare le grandi illusioni dell’avidità adulta.

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