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Thriller e vegetali: un accostamento vincente?

Thriller e vegetali: un accostamento vincente?

Quasi ogni regista nei propri film mostra influenze, chi più chi meno, di opere ed autori precedenti. C’è anche chi le esplicita con riferimenti, citazioni, che talvolta purtroppo sono solo un modo per nascondere la mancanza di ispirazione. Altri molto più banalmente (o onestamente?) copiano. Qualcuno copia con arte, qualcuno mostrando la più totale mancanza di talento. Il regista di questo film così tristemente squallido appartiene all’ultima categoria citata. Ray Lawrence evidentemente muore dalla voglia di essere Altman e realizza un’opera (si fa per dire) corale, appunto nello stile del maestro americano, con destini e storie che si incrociano inestricabilmente. Il cineasta e probabilmente anche lo sceneggiatore sembrano aver visto anche “Magnolia” di Paul Thomas Anderson, lui sì allievo all’altezza del maestro Altman, che riprendeva appunto lo stile corale, e hanno deciso di dare anche loro alla pellicola come titolo il nome di una pianta. Complimenti per l’originalità.
I personaggi mancano totalmente di spessore e di interesse: risultano piatti, banali, insulsi. Il film cerca di sbandierare un’originalità che non possiede assolutamente. Vuol parlare di temi quali l’amore, l’infedeltà, l’ipocrisia, il dare sofferenza a chi si vuol bene, evidentemente troppo complessi e delicati per la modestia dei realizzatori che danno l’impressione di essere dei nani che vogliono spacciarsi per giganti per la seriosità e i vuoti intellettualismi di cui cospargono questa misera pellicola. Per sembrare intellettualmente valido parte come un falso noir per poi cambiare genere: tentativo patetico. In questo disastro generale vengono coinvolti anche gli attori di per sé validi: Anthony LaPaglia è imbalsamato, Barbara Hershey imbarazzante e Geoffrey Rush sembra capitato lì per puro caso.
Infine mi si permetta un lampo di indignazione nazionalista: i personaggi anglosassoni sono eleganti, sensibili e carichi di nobile sofferenza, l’unico italiano (D’Amato, che non sia parente del compianto Sor D’Amato pioniere del cinema porno made in Italy?) è cretino, non si lava, va in giro con una canotta lercia e si riproduce col ritmo di un coniglio. Prima di deridere gli italiani il regista ha provato a pensare quanta pena faccia questo filmettto? Lantana: pellicola sprecata, Ray Lawrence: braccia strappate all’agricoltura.

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