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cultura dell'immagine e della parola

Nozze rosa

Nozze rosa

Un intreccio di storie diverse e personalità singolari, prende luogo nel Kashmir attuale sul sottofondo di un matrimonio conbinato stile vecchia India.
Un calderone di personaggi variopinti e stereotipati: a cominciare dal padre dalle mille risorse che fa tutto ciò che gli è possibile per salvare la famiglia, l’emigrato ricco e pedofilo, le donne dalle sfumature forti, la sposa che alla fine trova del buono anche nelle tradizioni, il più esotico, l’organizzatore che trova l’amore e si unisce alla festa finale.
Il tutto intriso di una cultura indiana dipinta nei suoi aspetti più insipidi e superficiali che ricalca quasi le soap opera occidentali e sfiora semplicemente, senza penetrare, il complicato tema dell’ancor rigida divisione in caste presente nel paese.
Il tentativo di mostrare l’influenza dell’occidente è apprezzabile, ma viene reso sconclusionatamente, con riferimenti vaghi e spesso impliciti, quasi criptici.
L’ immagine “dell’altro” popolo, povero e condannato a una vita di stenti e sacrifici, è praticamente assente, quasi a dare una dimensione opulenta ad una società che ancora oggi soffre le pene della miseria.
I colpi di scena nella sceneggiatura a volte un po’ banali e scontati, purtroppo fanno scendere l’attenzione sulla variopinta fotografia fatta di colori sgargianti ed favolosi addobbi floreali (il garofano domina la scena); che raccoglie tutto ciò di bello che la cultura indiana può ostentare, a cominciare da una colonna sonora originale e da costumi tipici dalle “ mille e una notte”.
La sensazione che rimane allo spettatore alla fine del film è quella di aver assistito ad una simpatica commediola, ambientata in una cultura distante nello spazio ma simile nel tipo di vita, che però, tanto deve essere piaciuta in quel di Venezia, dove, non a caso, giungono molte coppie fresche di nozze…

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