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cultura dell'immagine e della parola

Pornografia
e letteratura

«Ogni ragazza siede sulla sua fortuna e non lo sa». E’ la frase più celebre delle Memorie di una maitresse americana di Nell Kimball, datate 1932 ma pubblicate integralmente solo quarant’anni più tardi. Perché? A leggerlo bene, non si potrebbe propriamente definirlo un libro pornografico. Trattasi specificatamente di autobiografia. E allora? Dev’esserci qualcosa, se gli editori lo rifiutarono per quasi mezzo secolo. Dev’esserci qualcosa, se mia madre lo teneva nello scaffale più alto della libreria, inchiodandolo irrimediabilmente nella schiera dei libri proibiti. Qualcosa c’era, in effetti: una domanda su cosa sia pornografico e cosa no.

Un libro pornografico che cos’è? Fortunatamente la vera letteratura sfugge alle definizioni e quella “pornografica”, da un certo punto di vista, non esiste. Non esiste da sola: essendo pornografica, ha un alto grado di promiscuità e tende ad accoppiarsi selvaggiamente con la materia narrativa che si trova davanti. Quando si mescola con l’emozionalità, tanto per chiarire, si usa chiamarla erotica e in effetti il confine tra le due definizioni è quanto mai labile e soggetto al senso della morale individuale: unendo il concetto della pornografia e quello della morale, spunta fuori inesorabilmente colui che dev’essere senza dubbio considerato il padre della letteratura pornografica.

«Tutti i principi morali universali sono oziose fantasie», affermò il Divin Marchese: pornografico nei contenuti e nello stile, chi non avesse ancora letto Le centoventi giornate di Sodoma (1785), può trovarvi una vasta gamma di teatralizzati rituali erotico-pornografici, orge, stupri, incesti, coprofagia, zoofilia e ogni genere di mostruosità sessuale alternata a eccezionali dissertazioni morali. «E sì, vecchi rottinculo: esprit de délicatesse!». &
De Sade è il Primo, ma non il primo che si egrave; addentrato nella selva oscura della letteratura a luci rosse, quella che in qualche modo, più o meno sentimentale, più o meno compromessa con la trama narrativa, ha a che fare con la carne, il desiderio, il sesso e li rappresenta con quanto apparentemente è da questi più lontano: la parola scritta.

Prima ancora ci fu John Cleland, con il suo Fanny Hill. Memorie di una donna di piacere, pubblicato nel 1749 e diventato un classico della letteratura pornografica. Una giovane fanciulla, bella e disinibita, si dedica alla celebrazione delle gioie del sesso: inevitabile pensare che, no, Melissa P. non ha davvero inventato niente. Le scene esplicite costarono un vero e proprio processo all’autore, che fu costretto a bruciare il romanzo e ne ebbe in cambio un appannaggio di 100 sterline l’anno e un impiego statale.

A voler essere pignoli, andando a ritroso nei secoli e nella letteratura, contenuti pornografici/erotici sono rintracciabili ovunque, dai poeti latini passando attraverso il Rinascimento italiano per arrivare a D’Annunzio. Ma in questa sede restringiamo il campo e lanciamo solo qualche suggestione: Henry Miller scriveva racconti pornografici per 100 dollari al mese pagati da un collezionista e anche Anaïs Nin, nota più per il contenuto erotico dei suoi diari che per il suo talento di scrittrice (vedi Il delta di Venere del 1969), iniziò a scrivere per il collezionista: «La Francia ha una tradizione di letteratura erotica, scritta in uno stile raffinato, elegante. Quando incominciai a scrivere per il collezionista, pensavo che anche qui ci fosse una tradizione analoga, ma non ne ho trovato traccia. Non ho visto che sciatteria, messa insieme da pennivendoli di seconda classe. Pare che nessuno scrittore vero abbia mai scritto racconti pornografici».
E francese infatti è uno dei capolavori della letteratura pornografica di sempre, Histoire d’O, scritto da una o più mani misteriose negli anni ‘50. Ma il catalogo è lunghissimo, pescando a caso nel cappello saltano fuori Almudena Grandes e le sue Età di Lulù, La Chiave del giapponese Junichiro Tanizaki, poi Catherine Millet, Francesca Mazzuccato, anche Lolita di Nabokov! Sarà pornografia? Citando Vargas Llosa, «la letteratura è un dominio senza confini e rispecchia tutti i generi dell’esperienza umana. E l’erotismo è una delle esperienze umane fondamentali».

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