Il cinema pornografico negli anni settanta
La fine degli anni sessanta vede un frenetico mutamento nei costumi sessuali: la forza della controcultura si abbatte sulla cultura ufficiale, liberandola dalla moralità sessuale cristiana, scardinando la concezione classica di famiglia con il libero amore come piede di porco, rinnovando la figura della donna attraverso la marea femminista e quella dell’uomo dai movimenti omosessuali.
Nel 1969 è la Danimarca, per prima al mondo, a legalizzare la pornografia: l’industria autoctona del porno esce allo scoperto poco dopo con una fiera del sesso, tenutasi a Copenaghen, “Sex 69”. Nei primi anni settanta, la pornografia è al secondo posto dietro all’agricoltura tra i prodotti da esportazione più redditizi del paese.
Già in questa data si incontra colui che spianò la strada a Damiano e al suo Gola profonda: Alex De Renzy che, con la scusa moralmente accettabile del documentario sociale e informativo, filma il “Sex 69”, facendone Censorship in Denmark: a new approach, film regolarmente distribuito nelle sale. E visto che alla fiera sono previsti rapporti sessuali dal vivo, De Renzy è il primo a mostrare il congiungimento dei genitali. Il successo è tale da generare una serie infinita di cloni, tra i quali anche un film di Gerard Damiano, Sex in USA, con la coppia di attori Lovelace – Reems che darà vita a Gola profonda. Sull’onda, nel 1970 esce quello che è considerato il primo film porno narrativo, Mona – the virgin nymph, di Bill Osco.
Dalla vicina Svezia viene alla luce anche il lavoro di Lasse Braun (l’italianissimo Alberto Ferro): laureato in giurisprudenza, nel 1961 sviluppa un progetto per legalizzare la pornografia, sfruttando le leggi di mercato. L’intenzione è distribuire materiale pornografico con mezzi leciti o illeciti, fino a che il mercato non ne percepisca la necessità come un bisogno naturale. Fonda la AB Film a Stoccolma e nel 1971 incontra Reuben Sturman, con cui si mette in affari. Sturman era l’inventore dei peepshow: insieme a Braun invadono gli Stati Uniti con 60.000 cabine a gettoni; tra il 1971 e il 1974, Braun fornisce il materiale visivo, Sturman mette la struttura.
Nel frattempo, gli USA si adeguano ai cambiamenti culturali in atto: L’”American Commission in Obscenity and Pornography” dichiara, dopo studi accurati da parte di giudici, educatori, scienziati, psichiatri e rappresentanti del clero, che «è imprudente tentare di imporre per legge valori morali individuali»: di conseguenza, nel 1973 la Corte Suprema trasferisce il potere di perseguire l’oscenità dalle corti federali ai piccoli stati. Questo significa che le prospettive di distribuzione di materiale pornografico diventano limitate e difficili da stabilire con precisione: già i produttori diventano meno disponibili a investire budget di un certo livello.
Ma nel 1972 esce nelle sale Gola profonda di Gerard Damiano, che esporta culturalmente il porno alla vista di tutti: accanto agli “uomini in impermeabile” (raincoat brigade), persone comuni, coppie ufficiali, borghesi, giovani amici. Personalità come Jack Nicolson, Truman Capote, Johnny Carson, Frank Sinatra, Nora Ephron, Warren Beatty non si vergognano a farsi fotografare sorridenti all’uscita della sala. E nello stesso anno scoppia il caso Watergate: il giornalista Bob Woodward battezza la fonte senza nome meritevole dello smascheramento “deep throat”. È forse la consacrazione di legittimazione sociale più appariscente.
La golden age del porno vive per qualche anno ancora di successi: nel 1974 il solito Lasse Braun affitta una sala durante il festival di Cannes per proiettare un suo film, French blue, anticipando così il contro-festival degli Hot d’Or. Sturman invece viene processato più volte, fino a morire nel 1997 in un carcere del Kentucky, dove stava scontando una pena di quattro anni per frode fiscale. Ma la grande era del porno ha prodotto nomi conosciuti ancora oggi, come Gerard Damiano, i fratelli Mitchell, David Friedman, John Holmes, Moana Pozzi. [img4]Un movimento parte di un attivismo contestatario, che ha permesso, insieme a tanti altri eventi, di sciogliere parecchi tabù e inibizioni.
Ma l’escalation del mercato dell’hardcore subisce un brusco cambiamento verso la fine degli anni settanta, con l’avvento del vhs: non esistono più motivi per pagare un biglietto al cinema, quando si può usufruire dello stesso spettacolo comodamente seduti a casa, per la stessa modica cifra. I film pornografici diventano film all-sex, con ritmi di produzione accelerati che tralasciano la narratività e l’ironia, la forza trasgressiva e dirompente che aveva fatto dei film pornografici un fenomeno di costume.
A cura di Francesca Bertazzoni
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