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cultura dell'immagine e della parola

Negli occhi del nemico

Negli occhi del nemico

Che sia stata una scelta casuale o meno, documentare, nel senso cinematografico della parola, l’incontro tra Alberto Franceschini, Paolo Rozzi, Tonino Loris Paroli, Annibale Viappiani e Roberto Ognibene appare l’unica scelta possibile. Un lavoro che nasce prima di tutta da un’esigenza di conoscenza, un tentativo di svelare il rimosso. Un gesto che si trasforma in accoglienza, là dove, praticamente a inizio film, il giornalista e ideatore del film Giovanni Fasanella abbraccia l’ex brigatista Alberto Franceschini.

Poi sono fotografie segnaletiche in movimento: la macchina riprende i volti dei 5, uno alla volta, immobili che fissano lo spettatore, mentre il tempo del film passa e passano come scritte a macchina alcune righe che riassumono la loro vita: Figc, Brigate Rosse, carcere, pena, condanna scontata. Il sol dell’avvenire mette faccia a faccia gli ex brigatisti tra loro, ma soprattutto li consegna come sono oggi agli spettatori. E, naturalmente, scattano scintille.

L’occhio esterno di Pannone riesce a mettere in scena qualcosa che si avvicina talmente alla realtà da sembrare osceno, osserva i volti e cattura i discorsi da fuori, con assenza di giudizio, consegnando tutta la storia, fino al giorno presente, agli uomini che abitano oggi l’Italia. Riesce tuttavia a mantenere vivo e visibile un fuoricampo pesante, tutta la storia della lotta armata, delle scelte politiche estreme, delle violenze compiute. E lo fa con lo strumento del documentario, guardando senza dover spiegare nulla: da quel salame tagliato sulla tavola “che è come se strillasse” alle foglie di insalata spezzettate con decisione, “perchè potrebbe essercene qualcuna marcia”, dalla colonna sonora sottilmente inquietante che riempie lo schermo con l’immagine della stella cerchiata alle fotografie delle vittime nella conclusione.

Per una volta la necessità di vedere, guardare davvero attraverso lo strumento del cinema, e in particolare del documentario, acquista un valore storico, politico e terapeutico, riesce a svelare quale forma può prendere la realtà, cercando di raccontarne una parte. E sbirciare dentro la forma della verità può essere davvero scioccante.

Curiosità
“Il sol dell’avvenire ha subìto fino ad oggi le conseguenze delle parole dei Ministro Bondi, pronunciate qualche mese fa in occasione dell’uscita del filmdoc a Locarno. Quali sono state? A fine agosto l’Istituto Luce, che avrebbe dovuto distribuirlo, si è tirato indietro e di fatto Rai tre poco dopo ha congelato un possibile acquisto. Quando, poi, abbiamo trovato una distribuzione indipendente, l’Iguana Film, sono state le sale ufficiali a dare forfait (forse perché prendono anche loro soldi pubblici dal Ministero dei Beni culturali?). Insomma, nei prossimi giorni usciamo in un circuito più indipendente, con la speranza che voi spettatori lo vediate, decretandone quel po’ di successo necessario perché possa andare in altri cinema d’Italia.Finalmente la parola a voi, dunque. E se vi va di sapere altro, andate su Facebook e iscrivetevi al gruppo (+ di 1000 gli iscritti!) Il sol dell’avvenire, vedere per giudicare”. Dal blog di Gianfranco Pannone

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