Modo osservativo
Nei due modi precedenti il materiale filmato viene selezionato da parte del regista che attraverso le sue scelte stabilisce una determinata prospettiva riguardo l’argomento del documentario e, di conseguenza, un punto di vista privilegiato. Sebbene il documentario ricerchi un altro grado di oggettività, ogni selezione di questo genere, sottende ad una precisa scelta ideologica ed estetica compiuta dal filmmaker. Il modo osservativo, pur nella consapevolezza dell’impossibilità di una trasparenza assoluta, cerca di mostrare la realtà per come essa appare, e viene ripresa dalla cinepresa, solo osservandola senza alcun tipo di intervento da parte del documentarista. Bill Nichols tende a far coincidere il modo osservativo con i generi del Cinéma Vérité e del Direct Cinema. La fedeltà di questi documentari nasce dalla nozione che esista una relazione diretta tra l’immagine e ciò che essa identifica, ovvero del legame indessicale che esiste tra immagini e realtà.
I temi scelti sono spesso legati alla vita quotidiana, piuttosto che ai grandi temi sociali trattati dagli altri modi, mentre le tecniche prediligono filmati realizzati con telecamere leggere che permettono di seguire i soggetti del film, senza alcun commento da parte del regista attraverso la voce narrante e, soprattutto, nessuna intrusione nella vita del soggetto come interviste o stimoli a mettere in scena determinati comportamenti, tutto deve essere “il più reale possibile”.
Il metodo osservativo offre così l’opportunità al pubblico di entrare nelle esperienze di vita di qualcun altro, di conoscere la sua quotidianità, realizzando il sogno voyeuristico del cinema di vedere “senza essere visto”.
Il modo osservativo spinge a porsi, a questo proposito, una serie di considerazioni etiche sulla liceità di questo tipo di intrusione nella vita altrui. Inoltre è indispensabile considerare che i mezzi di registrazione audio e video non lasciano indifferenti gli individui protagonisti dei documentari e che quindi i loro comportamenti possono essere, a vari livelli, influenzati dalla presenza di microfoni e cineprese. Fra i più celebri documentaristi che si sono cimentati in questa modalità ricordiamo Robert Drew, Donn. A. Pennebaker, Richard Leacock e Fred Wiseman.
A cura di Carlo Prevosti
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