Fenomeno All Blacks
Innanzitutto, i fatti. Tragici. Gli All Blacks sono stati buttati fuori dal Mondiale di Rugby da una Francia senz’altro fortissima, ma non straordinaria come gli alieni vestiti di nero che da anni rendono questo sport sempre più popolare ed entusiasmante.
Superando il primo ostacolo per la stesura di un buon articolo, e cioè lo spirito del tifoso, passo ad analizzare quello che negli ultimi anni è diventato un vero e proprio fenomeno mediatico, più volte visitato anche dal mondo dell’advertising, che ha reso gli All Blacks la squadra sportiva più fortemente caratterizzata nella propria immagine, in grado di superare persino quella dello strabiliante Dream Team di pallacanestro delle Olimpiadi di Barcellona ‘92.
Gli All Blacks sono infatti arrivati alla loro popolarità non tanto (o non solo) per i loro risultati sportivi, quanto per aver reso globalmente famosa la haka Ka Mate, la danza guerriera da loro vigorosamente esibita prima dell’inizio di ogni match. Questa danza, carica di significati spirituali e religiosi per il popolo Maori, ha cominciato a essere riconosciuta da un pubblico sempre più vasto diventando un ottimo veicolo a uso delle aziende che volevano veicolare messaggi fortemente connotati: la prima a beneficiarne è stata la Adidas, sponsor della Nazionale neozelandese, che ha realizzato una lunga serie di spot in cui si vedono i giocatori esprimersi sempre al massimo delle loro possibilità, esaltando valori quali passione, tenacia, lealtà, forza ancestrale. Un esempio in tal senso è la campagna della Body Systems, purtroppo mai uscita in Italia; più recentemente, seguendo il fortunato filone legato al claim Impossibile is nothing in Italia è andato in onda un altro spot al cui centro stava il tema della squadra e della forza di coesione di un gruppo. Naturalmente, considerando lo sport praticato e i valori messi in evidenza, il pubblico di riferimento è esclusivamente maschile; questo aspetto, che potrebbe apparire secondario, risulta essere invece la chiave interpretativa di quanto sto per dire qui di seguito.
Oltre a questi spot seri, gli All Blacks sono stati al centro anche di alcune divertenti parodie, come quella ideata dai creativi per il whiskey scozzese William Lawson’s; qui, dopo la dovuta austerità iniziale, si assiste a uno sfrontato finale in cui gli All Blacks (veri o presunti che siano) osservano perplessi il gesto di un’irriverente schiera di orgogliosi scozzesi. Un po’ dissacrante forse, ma innegabilmente ben realizzato e rispondente ai canoni della sfida tra tribù.
Quello che proprio non si poteva guardare era lo spot andato in onda, e poi addirittura riproposto in un secondo periodo, per il lancio della nuova Fiat Idea. Per chi non lo ricordi, lo spot mette in scena delle mamme che, esibendo facce grintose e decise, dimostrano quanto spazio abbia la suddetta auto, infilando passeggini e altri oggetti di uso domestico. ORRORE!! Oltre a non essere particolarmente accattivante, infatti, questo spot ha avuto l’infelice merito di riunire alcune tra le cose più sacrileghe che si possano mettere in atto nei confronti del popolo Maori.
Primo: la haka Ka Mate è una danza di guerra, da celebrarsi prima di sfide importanti e di fronte ad avversari che si rispettano: inappropriato dunque metterla in pratica in modo fine a se stesso.
Secondo: la haka Ka Mate è, come molti altri riti tribali antichi, una prerogativa assoluta della popolazione maschile, che le donne Maori ben si guardano dal mettere in atto.
Terzo: per i Maori la haka Ka Mate è un’eredità dei loro antenati, un rito attraverso il quale si mettono in comune con loro, ed è una loro esplicita richiesta quella di non sorridere mentre si assiste all’esecuzione di questo rituale.
Dunque, [img4]non solo tentata ironia, ma anche qualche elemento sacrilego che forse lo IAP avrebbe potuto evitare informandosi maggiormente sull’eventuale impatto nei confronti del popolo Maori (che infatti aveva espresso ufficialmente le sue rimostranze poco dopo l’uscita dello spot). Ma si sa, in Italia siamo molto sensibili solo sulle tematiche che riguardano il nostro credo, e pensiamo che gli altri, specie se piccole e isolate tribù, non se la prenderanno per le nostre offese o dimostrazioni di ignoranza.
Per chiudere ecco dunque un piccolo omaggio a voi lettori (e lettrici naturalmente, onde fugare possibili accuse di maschilismo) in grado di farvi apprezzare pienamente la bellezza di questo antico rituale ricco di fascino:
(In posizione, quando siete pronti!)
Hi!!!
(Hi!!!)
Ringa pakia
(Colpite le coscie con le mani)
Uma tiraha
(Petto in fuori)
Turi whatia
(Piegate le ginocchia)
Hope whai ake
(Fatele seguire dall’anca)
Waewae takahia kia kino
(Sbattete i piedi piu’ forte che potete)
Ka mate, Ka Mate
(Io Muoio, Io Muoio)
Ka ora, Ka ora
(Io Vivo, Io Vivo)
Ka mate, Ka mate
(Io Muoio, Io Muoio)
Ka ora, Ka ora
(Io Vivo, Io Vivo)
Tenei Te Tangata Puhuruhuru
(Questo e’ l’uomo peloso)
Nana i tiki mai
(Che ha persuaso il Sole)
Whakawhiti te ra
(A splendere di nuovo)
Upa…ne, Upa…ne
(Un passo verso l’alto! Ancora un altro!)
Upane, Kaupane
(Ancora un passo in su, fino in cima)
Whiti te ra
(Il sole brilla)
Hi!!!
(Hi!!!)
A cura di Enrico Bocedi
carosello ::