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Bifest 2012 – Diario, Giorno 6 e 7

La premiazione di Andrea SegreA quanto pare la famigghia non è un tema caro solo ai registi italiani: entrambi i film francesi in gara nella sezione Panorama Internazionale hanno come soggetto principale, appunto, la famiglia, preferibilmente allargata, apparentemente perfetta. Les Adoptes, primo lungometraggio di Melanie Laurent (nota al pubblico italiano per la sua interpretazione nei film Bastardi senza gloria, di Quentin Tanantino, e Il concerto, di Radu Mihaileanu) è la storia drammatica e strappalacrime di un rapporto che si spezza. Il rapporto in questione è quello tra due sorelle, non di sangue ma di affetti, divise per l’arrivo di un uomo, di un nuovo amore che si innesta su un amore già esistente, mettendolo in discussione. Tutte le famiglie che si son viste qui al Bifest sono fintamente felici (Les Adoptes, Le Skylab) o muoiono prima ancora che possano nascere (Maternity Blues).

Ma in questa terza edizione del festival del cinema di Bari si è parlato, e tanto di lavoro. E in Italia parlare di lavoro significa parlare della Fiat. Se l’anno scorso è stata protagonista la stessa famiglia Agnelli, nel documentario Il pezzo mancante di Giovanni Piperno, quest’anno sono gli operai ad essere oggetto dell’attenzione del documentario di Daniele Segre. Sic Fiat Italia gioca con la similitudine tra il nome dell’azienda “torinese” (le virgolette sono d’obbligo) e la similitudine tra la parola Fiat e il verbo latino che, tradotto, dà luogo a quella che sembra la chiusa di una preghiera, di una favola senza lieto fine. Così sia Italia: c’è qualcosa di granitico, di opprimente in questo titolo che racchiude le tante storie di operai che Daniele Segre ha osservato lungo la sua carriera di regista. Storie di diritti infranti, di ingiustizie legittimate da un sistema che si vanta di aver abbattuto le differenze tra classi. Mentendo. Le consegne del premio Fellini 8½ all’eccellenza artistica si concludono con la premiazione del regista John Madden e di Virna Lisi.

In conclusione, un Bifest che non ha particolarmente brillato, questo del 2012. Poche le opere davvero degne di lode, poche quelle che sono state davvero capaci di imprimersi negli occhi e nel cuore di chi guardava. Tra una sezione Opere Prime davvero incolore e una sezione Panorama Internazionale altrettanto anonima, più che meritati appaiono il premio per il Miglior Film ad Io sono Li di Andrea Segre e, soprattutto, il Premio Internazionale Bifest 2012 ad Atmen del regista austriaco Karl Markovics. Andrea Segre, in particolare, ha dato prova di essere non solo un eccellente documentarista ma, soprattutto, di essere un narratore capace di dare alle sue storie un respiro collettivo, universale; proprio quello di cui il cinema italiano, spesso bloccato in un angusto provincialismo, ha bisogno.

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