Per un pugno di film
Venezia 68 – 1/09
Siamo gente che per un pugno di film si farebbe ammazzare. Ma lo spirito di sopravvivenza è forte, cerchiamo di difenderci come possiamo. Come quando mi ficco in situazioni in cui alzo gli occhi a fatica perchè so che lì davanti a cinque passi c’è Vincent Cassel.E’ allora che vado in giro con una lastra di acciaio sotto i vestiti.
Non è questione di fanatismo o d’ormone, nè di snobismo. Questa inevitabile vicinanza veneziana tra gli déi dei sogni e i comuni mortali è pericolosa. Sai che potresti beccarti una pallottola in qualunque momento, perchè sono due mondi distanti che improvvisamente si trovano uno di fronte all’altro. E sentirsi un piccolo asteroide che precipita contro il sole non è piacevole.
Non è piacevole nemmeno che Polanski dopo Clooney mi tratti come carne da macello: con il suo Carnage, fotogramma dopo fotogramma, il regista strappa le tante pelli che ricoprono i suoi personaggi per lasciarli nudi, un ammasso putrido di carne che sta marcendo. Questa è la nostra società, dunque: dove la coesione famigliare non esiste più, dove il senso civile ha perduto la capacità di far convivere le persone nella pace. Dove gli oggetti, libri cellulari tulipani sciacquoni sono più importanti degli esseri umani.E vengono spaccati e strappati e imbrattati come lo sono le anime, esauste, dei loro padroni, che ormai sono diventati essi stessi gusci vuoti.
Kate Winslet mi vomita addosso e butta fuori tutta la sua ipocrisia: il Vaso di Pandora è aperto ed escono proiettili da lì.
Devo fuggire anche da questo duello o non ne uscirò viva. Per fortuna il mio cavallo parte al galoppo, con me in groppa. E sono pronta per domani e per il mezzogiorno di fuoco che verrà. Un po’ ammaccata, la faccia più polverosa di ieri.
A cura di Francesca Bertazzoni
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