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cultura dell'immagine e della parola

Sotto quel cielo
Berlino 2011, giorno 4

Michel Ocelot presenta il film a BerlinoTra i film in concorso a Berlino, uno di quelli che attirava più curiosità e attenzione era il nuovo lavoro di Michel Ocelot, poeta dell’animazione francese, che con il suo Tales of the Night porta in competizione il 3D. Il regista, noto ai più per lavori come Kirikù e la strega Karabà o Azur e Asmar, torna a incantare con un soggetto sviluppato e concepito già nel 1992 con un cortometraggio trasmesso uno speciale per la televisione francese, oggi adattato con tecniche più “avanzate”.

La storia è quella di un ragazzo e una ragazza, che diretti da un anziano sceneggiatore, si ritrovano in un vecchio teatro a raccontare sei fiabe, rappresentandole con l’immaginazione. In questo scenario fatto di luci e ombre i protagonisti si trasformano nei personaggi più variegati, principi e principesse, sovrani e licantropi, scegliendo di volta in volta costumi, copricapi, gioielli, immergendosi al ciak in avventure e storie sempre più diverse. Si va dalla “favola nera” d’apertura ad un Regno dei Morti immaginato colorato (c’è un richiamo ai cromatismi de La sposa cadavere di Burton), luoghi lontani, Antille, civiltà Maya, città dorate, l’Africa, storie di animali parlanti, tamburi magici, avventure mirabolanti ed amori appassionati. Ma in questi racconti osserviamo solo i profili, gli occhi, le linee degli abiti e degli accessori, rari primi piani, quasi a volerli preservare per i momenti più importanti.

Quello che colpisce in questo meravigliosa pellicola, non è solo il lavoro fatto da Ocelet quanto la sua straordinaria semplicità di cogliere emozioni, attese, sogni, senza mai esagerare con toni e ritmi. C’è ironia, ma anche commozione, ogni storia ha una sua morale, tanto che il regista avrebbe potuto pensare a sei film diversi l’uno con l’altro, senza dividerli in episodi. Il 3D non stanca, anzi si mette al servizio di Ocelet e viceversa, dando maggior profondità e vigore ad un teatro di tradizione, fatto da personaggi dinamici, ma che non si allontanano mai dalla mano di chi li ha creati.

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