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cultura dell'immagine e della parola

Addio a
Dino De Laurentiis

“Il cinema non finirà mai perché il film è un grandissimo giocattolo nelle mani degli adulti e gli adulti non lo vogliono perdere”.

Lo disse Dino De Laurentiis, produttore di fama mondiale, uno dei più noti nell’universo-cinema, grazie a cui sono nati alcuni tra i film più celebri del cinema italiano, da Riso amaro (1948) di Giuseppe De Santis a Napoli milionaria (1950) di Eduardo De Filippo, da Miseria e nobiltà (1954) di Mario Mattoli a La grande guerra (1959) di Mario Monicelli. Era nato a Torre Annunziata l’8 agosto del 1919 e il suo vero nome era Agostino De Laurentiis: si è spento oggi 11 novembre a Los Angeles, all’età di 91 anni. Realizzò il primo film italiano a colori, Totò a colori (1952), vinse l’Oscar con La strada e Le notti di Cabiria di Fellini, sposò la Mangano e produsse, in tempi più recenti film come L’anno del dragone di Michael Cimino e Hannibal di Ridley Scott.

Un mostro sacro del Cinema mondiale il cui ricordo affidiamo a questo aneddoto da lui stesso narrato: «Vi racconto un episodio di Fellini a metà delle Notti di Cabiria: a un certo momento lui girò un personaggio che usciva fuori dal tombino. Quando mi fece vedere i primi montaggi dissi: ma Federico quel personaggio ferma il film, tu uccidi la possibilità di Cabiria di essere un grande successo. Lui disse: no io non lo tocco. Una notte andai nel laboratorio e rubai letteralmente l’episodio e lo feci sparire. Lui a un certo momento non trovò più questo episodio e montò il film senza. Uscì il film ed ebbe un grande successo ma lui in cuor suo sapeva che ero stato io a portar via quell’episodio e sapeva anche che avevo fatto bene. Infatti molti anni dopo, quando io ero già in America, mi chiamò e mi disse: Dino adesso che il film è uscito e ha vinto l’Oscar me lo dai quel pezzo? E io glielo rimandai».

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