I film di Roma 2010
The Back
Liu Bingjian, regista di Men and Woman (1999), pluricensurato in patria per la tematica gay, propone un’interpretazione in chiave horror della rivoluzione culturale. Ambientato nella Pechino degli anni Novanta, The Back vede protagonista Hong Tao, interpretato dal sex symbol cinese Hu Bing, presente alla proiezione, gestore di un ristorante il cui padre, pittore ufficiale di Mao Tse Tung, era ossessionato dall’arte di propaganda al punto da tatuare sulla pelle umana la figura del Grande Timoniere. Il regista cinese, per permettere al pubblico di osservare con il giusto distacco il protagonista, abbandona lo stile documentaristico dei precedenti film e opta per inquadrature fisse ed un ritmo meno frenetico e più vicino alla profondità delle emozioni raccontate. Tao, il cui volto si sovrappone spesso ai ritratti di Mao, è assediato da rumori e silenzi provenienti dal suo passato e ossessionato da macabri cimeli materni; nella sua memoria lo studio del padre diventa una camera delle torture dove una luce rossa illumina un’atroce body art di urla e sangue. In ogni inquadratura è presente un elemento di colore rosso, come se la follia abbia lasciato un’impronta indelebile anche nel presente, che solo un antico misticismo può purificare. The Back è un durissimo atto di accusa contro la Cina comunista e quella contemporanea, unite dalla totale perdita di umanità, prima per il culto di Mao ora per il Dio Denaro.
Hideo Nakata, noto in Occidente soprattutto per The Ring (Ringu, 1998), dopo la recente presentazione al Festival di Cannes del thriller adolescenziale Chatroom, “passa” per Roma con un “reality thriller” campione d’incassi in Giappone già nel primo week end di programmazione. Dieci persone si presentano alla tetra Paranoia House, una sorta di bunker insonorizzato dotato di salone bar(e)! con la promessa, sospetta, di un lavoro molto ben retribuito. L’inusuale “job description” prevede che i dipendenti part-time, ognuno dotato di stanza singola e arma, siano osservati per sette giorni, con la possibilità di incrementare la retribuzione con un “bonus omicida” per chi uccide e un “bonus vittima” per chi è ucciso. Il romanzo Dieci piccoli indiani di Agatha Christie è citato esplicitamente con la presenza di statuette pellerossa allucinate e parlanti dallo sguardo molto simile a quello de La bambola assassina (Child’s Play, Tom Holland, 1988). Intrigante l’idea visiva e tematica del film, basata sulla figura del cerchio, dalla forma della dimora, a quella della tavola e dell’occhiolino spia e delle panoramiche circolari con cui la regia avvolge i concorrenti di questa sorta di “Grande fratello versione snuff”, dove non mancheranno sanguinose nomination.
A cura di Raffaele Elia
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