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Mister Morte

Mister Morte

Una vita da insetticida quella di William Burton detto Il Merluzzo. Uccide, questo è certo. E’ il mestiere che ha capito, per caso, di dover esercitare. E uccide bene: elimina chi vorrebbe già farlo ma non ne ha il coraggio o la consapevolezza. Osserva, trova, stana le vite moribonde: uomini, donne, giovani, vecchi, puttane. E’ il suo ossigeno. Non c’è posto migliore, per quest’aria e questo respiro, di una Londra nerissima, naturalmente fumosa e grondante di esseri ormai poco umani.

La storia del Merluzzo è un cammino partito da lontano, da una cittadina della costa atlantica inglese dove sorge l’albergo di famiglia. Ma non la famiglia: lui e l’indaffarata madre, solamente. C’è, invece, una sorta di famiglia allargata, fatta di clienti abituali e di saltuari dipendenti stagionali. Wendy, una formosa cameriera, è l’amo che fa emergere la natura ossessiva del Merluzzo, in ognuno dei sentimenti che è in grado di provare. Questi sono pochi, a dire il vero: Gibson dona al suo protagonista una linearità di pensiero davvero infantile, superficiale si potrebbe dire. Volutamente o no? L’abilità dell’autore inglese sta anche nel far giungere, chi legge, a porsi domande come queste. Soprattutto, poi, un enorme perché occhieggia sopra tutta la vicenda. Il perché di una vita (s)consacrata all’assassinio, frutto del desiderio, calmissimo ma inestinguibile, di sfoltire la popolazione londinese più infelice.
Il Merluzzo propone, in effetti, proprio questo: felicità, pace, riposo. Il suo tocco, la sua lama, sono perfetti: la morte, per lui, è questione di un battito del cuore esattamente uguale a quello successivo.

La trama è una spirale vertiginosa di violenze, ma mai che Gibson alzi la voce: non c’è gusto per il sangue, per il truce imbarbarimento in cui potrebbe incorrere Il Merluzzo. E in cui, giustamente, non incorre: è, anzi, via via più lucido e senziente nel diffondere la sua opera purificatrice. A boccheggiare non è mai lui, con quel nome, sono gli altri, totalmente sorpresi dal materializzarsi dei suoi intendimenti, così chiari e precisi, e inesorabili. Una forza dirompente, dal nulla; una voragine che non si vede ma c’è, nascosta nella mite ombra di ragazzo bene, come tanti, tantissimi.

L’autore
Miles Gibson è nato nel 1947 e vive a Londra. Ha lavorato nella pubblicità e scritto per il Telegraph Sunday Magazine prima di iniziare, negli anni Ottanta, un’acclamata carriera di romanziere.

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