L’altra Venezia: Rosi, Coppola, De Angelis
E’ un sabato qualunque, un sabato italiano. Anche a Venezia. Che oggi si è alleggerita serenamente, attraversando in concorso due film divertenti (Ozon e Mazzacurati) e proponendo la “passione folkloristica” portata fuori gara da John Turturro. Ma oggi non è stato solo il giorno della commedia. Un’altra Venezia si è spinta oltre, fin dal concorso internazionale che senza clamori ha presentato in anteprima per la stampa Meek’s Cutoff. Altre piccole piacevoli sorprese sono state presentate per le sezioni collaterali.
Nella settimana della critica è sbarcato il primo film diretto dall’autore televisivo Massimo Coppola, che a Venezia lo scorso anno aveva presentato il suo documentario Bianciardi! sulla figura dello scrittore toscano. Il suo nuovo lavoro Hai paura del buio? (titolo che ricorda un album degli Afterhours) è incentrato sulla storia di due donne, la romena Eva che fugge dal suo paese verso l’Italia e la coetanea Anna, operaia foggiana che cerca di reinventarsi la vita di fronte alla chiusura della fabbrica dove lavora. Dall’incontro fra le due nascerà un intreccio umano dentro al quale Coppola cerca di muoversi attraverso una sperimentazione registica non sempre azzeccata e avanzando un approccio ambizioso al tema dell’immigrazione, che però non si risolve efficacemente perdendosi soprattutto nella parte dei dialoghi. Hai paura del buio? appare come opera incompiuta, nonostante alcune cose davvero pregevoli (come l’ottima scelte delle musiche). Ma c’è chi si aspettava di più.
Per la sezione Controcampo Italiano è stata invece la volta di Tarda Estate, originale produzione tutta italiana di un film ambientato quasi totalmente nel paese del sol levante e con un cast di attori giapponesi per la maggior parte conosciuti il giorno stesso delle riprese. I due registi-autori Marco De Angelis e Antonio Di Trapani – attraverso l’uso low-budget del digitale e di carozzelle al posto dei classici carrelli – tentano (e in parte ci riescono) un approccio veramente “orientale” alla messa in scena del loro film, sacrificando il plot narrativo e dando via libera alla rappresentazioni di paesaggi, dettagli e immaginari su cui proiettare la poeticità della storia raccontata. Tutto gira intorno all’antica leggenda giapponese del Tanabata: due stelle che sono condannate dagli dei a incontrarsi una volta sola nel corso di un anno, metafora del vero amore mai consumato. Un esperimento stilistico in felice esodo dall’approccio tutto italiano nella composizione filmica. Ma anche dal suo emergenzialismo cronico nel raccontare l’attualità. Tarda estate si libera infatti senza alcun obbligo narrativo e punta quasi tutto sulla ricerca di uno stile “altro”. Coraggioso.
Infine per Orizzonti era atteso il nuovo lavoro di Gianfranco Rosi – documentarista d’eccezione nel panorama internazionale – che oggi ha presentato il suo El Sicario – Room 164. Un monologo-fiume di un ex-sicario del cartello messicano del narcotraffico, che narra i suoi venti anni di “carriera” al servizio dei signori della droga, schematizzando i suoi pensieri con una penna nera su un quaderno per appunti. Nonostante i rarissimi stacchi sugli esterni, il documentario di Gianfranco Rosi appassiona per la radicale vicenda umana raccontata e per la freddezza con cui il misterioso ex-criminale (totalmente nascosto dietro un abito e e un velo nero) racconta le strategie paramilitari dei Narcos: dai piani per i rapimenti perfetti, fino ai metodi di tortura più disumani, passando in rassegna l’intera organizzazione del Cartello della droga sul territorio messicano.
A cura di Daniele Lombardi
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