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Meek’s Cutoff
La vera rilevazione di questo Festival sembra essere arrivata il quarto giorno. Non sarebbe il caso di dirlo, ma Meek’s Cutoff è il film che alcuni di noi premierebbero già con un Leone d’Oro. A dirigerlo è Kelly Reichardt,che come rigore registico non ha niente da invidiare alla sua collega Sofia Coppola, e che già aveva stupito con il notevole Wendy and Lucy, nel quale aveva chiamato a recitare Michelle Williams. Sempre la Williams è protagonista del lavoro presentato oggi al Festival e dietro al quale si nascondono altri nomi molto significativi. Su tutti Todd Haynes che ha curato la produzione esecutiva e Chris Blauvelt (già operatore di Gus Van Sant e David Fincher) che invece cura la fotografia.
Apparentemente un Western-movie, Meek’s Cutoff racconta la vera storia di viaggio nel deserto dell’Oregon di carovana di coloni americani (siamo nel 1845). Staccatasi dal tracciato principale del cosidetto Oregon Trail (uno spostamento massiccio che coinvolse più di 200 famiglie) si affida alla guida di Stephen H. L. Meek per trovare la strada verso la meta di Williamette Valley, sulla cui strada incontreranno un temuto nativo americano. Ma non fatevi ingannare dal contesto. Il film va ben oltre l’Oregon, la carovana con i buoi e i pellerossa con arco e frecce. Non è un balla con i lupi parte seconda. In realtà Kelly Reichardt propone un discorso più ampio, che tocca nervi ancora scoperti. Il suo è un affresco straordinario del peccato originario americano, un naufragio secolare nella frontiera che si trasforma in uno scontro di civiltà con tanto di riferimenti biblici. Gli emigranti di Meek’s Cutoff hanno infatti perso la strada ma anche la direzione della propria storia ed identità e proiettano le proprie paure sull’ombra dello “straniero”. Stephen H. L. Meek, traghettatore di carovane del 1845, appare un archetipo dell’America contemporanea, sicuro della sua superiorità, alimentatore di fobie e sostenitore della violenza risolutrice. La giovane Emily (Michelle Williams) non funge da contro-parte, perchè non priva di dubbi. Ma continua a tenere al centro della propria visione la speranza e la fiducia nei rapporti umani.
Sopratutto però Meek’s Cutoff, è un film sulla scelta, sul libero arbitrio: quale strada imboccare? Di chi fidarsi? Avere paura o nutrire fiducia del diverso? Da una parte – attraverso panoramiche ampie e desertiche – la Reichardt apre totalmente lo spazio visivo dello spettatore, concedendogli una libertà di muoversi con lo sguardo e soffermarsi più su alcuni dettagli rispetto ad altri. Dall’altra, verso gli ultimi, bellissimi, fotogrammi la caratterizzazione dei personaggi stessi sembra sfumare sempre più in un crocevia del dubbio. Mentre i segni, i simboli e l’incomunicabilità del nativo si fanno sempre più misteriosi perfino le fiducia della giovane Emily comincerà a vacillare in quell’ultimo primo piano sul suo sguardo privo di certezze. Un finale totalmente hanekiano, che non scioglie i nodi narrativi ma anzi, consegna allo spettatore la necessità degli ultimi passi per capire cosa si nasconde dietro la collina dove è stato lasciato in bilico.
Meek’s Cutoff sarà distribuito in Italia da Archibald Enterprise Film.
A cura di Daniele Lombardi
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