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cultura dell'immagine e della parola

Sotto quel cielo
Berlino, i vincitori

Semih Kaplanoglu ritira l'Orso d'Oro per il film Bal (miele)Nonostante la ricorrenza del sessantennale, la Berlinale di quest’anno di è conclusa senza scossoni, senza grandi emozioni, ma con una sfilza di buoni film, non del tutto memorabili. In queste condizioni, immmaginavamo che la Giuria avrebbe avuto delle difficoltà a promulgare un verdetto, magari cercando il classico compromesso… e alla fine non siamo stato troppo smentiti. Il vincitore, inaffi, Bal del turco Semih Kaplanoglu (ma prodotto in Germania) è il classico film da festival che può mettere tutti d’accordo. Un tema ecologista, un protagonista bambino (adorabile), una tragedia alla base, un’ottima capacità registica di composizione delle immagini, lentezza ed ellissi. Bal vuol dire miele e parla di un bambino in attesa del ritorno del padre, un apicoltore partito alla ricerca di api ormai scomparse dal loro territorio. Un amante della natura con Werner Herzog, il presidente della giuria, non aveva certo bisogno del miele per addolcirsi nei confronti di una storia come questa.
Ancora più scontato (o forse no) il verdetto per l’Orso d’Argento alla miglior regia, andato a Roman Polanski per The Ghost Writer, impossibilitato a ritirare il premio in quanto ancora agli arresti domiciliari in Svizzera. In molti si aspettavano che la comunità cinematografica lo avrebbe premiato, ma va anche detto che il film è più che convincente, anche per la suspense che proprio la regia riesce a creare
Migliori attori ex equo Grigori Dobrygin e Sergei Puskepalis per il rumeno How I Ended This Summer di Alexei Popogrebsk e miglior attrice Shinobu Terajima per Caterpillar del regista giapponese Koji Wakamatsu. Una scelta assolutamente condivisibile, soprattutto per la bella Shinobu che ha dovuto subire le pene dell’inferno per interpretare la moglie del crudele reduce senza ne gambe ne braccia. Dispiace però vedere il bravissimo Stellan Skarsgård tornare a casa a mani vuote, dpo che con En ganske snill man aveva ben pennellato il ritratto di un insolito uomo gentile.
Si conclude così la 60^ Berlinale, un’edizione non volutamente sottotono, segnata da alcune presenze "vip" (DiCaprio, McGregor, Moore), importanti (Scorsese, Yimou) non presenze pesanti (Polanski) e qualche defezione. E mentre cercheremo di dimenticare i soliti problemi organizzativi e l’antipatia delle maschere, sicuramente l’oblio avvilupperà alcuni film visti, mentre altri rimaranno. Di sicuro resterà vivo e vegeto in chiunque fosse li, l’emozione della proiezione alla Porta di Brandeburgo di Metropolis di Fritz Lang con orchestra dal vivo e un leggero nevischio ad ammantare il cinema di sogno.
Tutti gli altri premi
• Gran premio della giuria:
Eu cand vreau sa fluier, fluier (If I Want To Whistle, I Whistle) di Florin Serban
• Orso d’Oro per la miglior fotografia:
Kak ya provel etim letom (How I Ended This Summer) di Alexei Popogrebsky
• Orso d’oro per la miglior sceneggiatura:
Tuan Yuan (Apart Together) di Wang Quan’an
• Alfred Bauer Prize, premio a una particolare innovazione:
Eu cand vreau sa fluier, fluier (If I Want To Whistle, I Whistle) di Florin Serban

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