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cultura dell'immagine e della parola

Sotto quel cielo
Berlino, giorno 1

L'intera giuria del festival ritratta dopo la conferenza stampaBisogna ammetterlo, chi viene alla Berlinale sa a che cosa va incontro (meteorologicamente parlando), ma quello di quest’anno sembra essere davvero uno scenario siberiano: neve, ghiaccio vento, insomma tutto quello che farebbe scoraggiare chiunque, ma non tutti. I giornalisti, nonostante tutto e la crisi editoriale sempre più pesante, sembrano non mollare la presa, e sono arrivati in un buon numero di presenze, mentre gli spettatori fanno registrare come al solito il “sold out” per tutte le proiezioni, a testimonianza che il cinema mantiene intatto quel suo richiamo magico e intrigante.

Oggi di scena è stata la Giuria, che ha tenuto la prima conferenza stampa ufficiale presentando e dialogando con gli addetti ai lavori. Grande curiosità e attenzione era per Werner Herzog, Presidente e “Maestro” di cerimonia. “Non sarà un compito semplice – ha detto Herzog – ma amo confrontarmi con le realtà più diverse. È un onore essere stato chiamato come Presidente della sessantesima edizione”. Sulla stessa onda di pensiero anche Renée Zellweger. “Quello che mi colpisce in un film è la sua capacità di insegnare e di trasmettere. Cercherò di cogliere anche quello nei film che andrà a visionare”. “È una grande responsabilità – ammette la nostra Francesca Comencini – Non ci devono essere pregiudizi, bisogna giudicare l’arte, ma soprattutto penso che ci vorrà molta concentrazione”.

Ma oggi è anche stato il giorno del primo film in concorso, Apart Together (Tuan Yuan) del regista cinese Wang Quanan, che ha aperto ufficialmente la 60esima Berlinale. Già Orso d’Oro con Il matrimonio di Tuya nel 2007, Quanan racconta la storia di un ex soldato, Liu Yansheng, che dopo circa 50 anni rientra da Taiwan nella sua città natale, Shanghai. Appartenente negli anni della guerra al Kuomintang, il partito nazionalista cinese, opponente alle truppe comuniste, oggi Liu torna “a casa” per ritrovare l’amore di tutta la sua vita, Qiao, che dovette lasciare prima dell’arruolamento. La situazione oggi però è molto diversa da come l’ha lasciata, difatti Qiao è una donna che ha dei figli e soprattutto ha formato una famiglia allargata con un ex caporale comunista, Lu. L’intento di Liu sarà quello di riprendersi la sua amata, anche se le emozioni e la riconoscenza di questi anni per Lu, non saranno facili da dimenticare, tanto da indurre Liu a ripartire senza il suo amore. Ritratto amaro, anche se a tratti si sorride, di uno spaccato storico importante, ovvero quello dei reduci del Kuomintang, che dopo anni, sono ritornati nelle rispettive “patrie” e dalle proprie famiglie. Anche se la pellicola ci parla di questo, dialogando con temi come l’amore e la memoria, il film scorre un po’ noiosamente, forse anche per un difetto a monte nella sceneggiatura. Fatto è che la storia attrae a scampoli, e anche se gli attori protagonisti (tutti bravi) sembrano mettercela davvero tutta sul piano della narrazione, alla fine Tuan Yuan non sembra convincere completamente. Per fortuna siamo solo all’inizio, quindi è ancora tutto da vedere.

E mentre una nevicata copiosa è iniziata a cadere sulla città, la prima giornata si avvia silenziosamente al termine.

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