Aspetta e spera
Venezia-11 settembre
Lo sapevo, lo sapevo e lo sapevo. Ma ci stavo quasi per scommettere, non ci credo, ma lo sapevo. Facciamo così. Mi limito a ribadire una cosa. Soul Kitchen di Fatih Akin è una divertente commedia capace di pungere al punto giusto e in grado di sollevare più questioni di tanti altri film pseudo-socio-politici. Qualcuno l’ha quasi paragonato alle commedie di Nuti, Pieraccioni e Veronesi. Io continuo a non crederci. Ma cosa centra? Lo sapevo che andava a finire così.
A proposito di finire. Gli ultimi due film della Mostra hanno un po’ deluso le mie aspettative. Soprattutto Mr. Nobody di Jaco Van Dormael, che ha avuto la pretesa, ma forse è solo presunzione, di creare un maxi puzzle sulla materia ricordo-futuro-passato-scelta tirando in ballo un repertorio infinito di film e citazioni (anche musicali) più o meno gratuite. Se il film si fosse limitato a raccontare una sola delle tante storie aperte avrebbe decisamente funzionato e divertito di più. Ecco, chi sostiene che Lebanon sia un videogame (assurdo, eppure c’è chi l’ha detto) dovrebbe magari guardarsi Mr. Nobody (davvero abile a frullare l’immagine). E poi c’è stato A Single Man di Tom Ford che sullo sfondo di un amore omosessuale ha messo in scena l’infelicità di un uomo (Colin Flirth) e le tappe di avvicinamento alla felicità (che coincide con la morte). Tom Ford, rispetto a Van Dormael, è coerente. Vuole quello che realizza e cioè un drammone melenso, verboso, che rinchiude i personaggi senza lasciarli respiro. Un po’ troppo di tutto questo per un film che coinvolge poco, che lancia qualche suggestione a proposito della paura di andare avanti e della paura del diverso (la storia è ambientata nel 1962 durante la questione cubana). Precedente al film di Ford c’è stata la proiezione di The Hole in 3D di Joe Dante, che mi ha divertito soprattutto per l’affetto nei confronti del regista.
Il treno è prenotato e speriamo che il posto sia ok. Devo ancora sbrigare due o tre faccende. Stasera sono a Milano. E qui domani premiano. Aspetta e spera.
A cura di Matteo Mazza
festival ::