Venezia, i film:
Bad Lieutenant
Uno dei registi più amati dai cinefili di mezzo mondo sbarca oggi al Lido. Werner Herzog, che qui torna in concorso dopo esserci stato l’ultima volta nel 1991 con Grido di pietra, (e capace di capolavori come Grizzly Man o Fitzcarraldo), presenta uno dei titoli che più hanno incuriosito gli addetti ai lavori nei giorni prima dell’inizio della Mostra, Bad Lieutenant – Port of Call: New Orleans (in Italia uscirà l’11 settembre col titolo Il cattivo tenente: ultima chiamata New Orleans). Anche se lo stesso Herzog dichiara scherzosamente di non aver mai visto il film del 1992 di Abel Ferrara, la pellicola la rivisita invece in maniera molto, molto simile.
“Il mio lavoro non è assolutamente un remake. – dice Herzog – Non ho visto il lavoro di Ferrara, ma spero che veda il mio e mi auguro di incontrarlo presto, magari davanti a un bicchiere di whisky.” Ed in questo “nuovo” capitolo, ambientato nella New Orleans post Katrina, il “cattivo tenente” è interpretato questa volta da Nicolas Cage, bravissimo nel calarsi nella parte, potente tanto quanto in Via da Las Vegas (che gli valse l’Oscar nel ’96), ma soprattutto camaleontico oltre le aspettative. Appare sempre il tema della corruzione nella polizia e della dipendenza dalla droga del personaggio di principale, ma questa volta l’ingrediente in più è quello umoristico. Già, perché in alcune scene si ride, c’è improvvisazione, sarcasmo, e Cage non solo “violenta” lo spettatore, ma lo interroga divertito, rivoluzionandosi scena per scena. “Ho messo molto di mio – dice Nicolas Cage, ma la differenza con il personaggio della pellicola di Mike Figgis è che quello era un film fotorealistico, mentre questo è più impressionista.”
Ma mentre la cupezza di Ferrara inquietava, quella di Herzog sembra invece mascherarsi, tanto che il personaggio non solo non appare così cattivo, ma addirittura svela fin troppo la sua umanità. Come già per Harvey Keitel non uccide (spara solo un colpo in aria), si procaccia la droga con tutti i mezzi possibili, scommette (perdendo sempre) sul football, cerca conforto e appoggio nell’amore di una prostituta, (la sensualissima Eva Mendes), e alla fine, quasi paradossalmente, dopo un viaggio nell’eccesso e nella solitudine, ne è esce più che mai pulito e vincente. Ed Herzog sorprende non solo per la scelta di un cast parso subito atipico rispetto ai suoi lavori precedenti (oltre a Nicolas Cage, come detto buono e significativo, anche se con pochi dialoghi, il ruolo di Eva Mendes e il ritorno del “disperso” Val Kilmer), ma anche per il suo continuo confermarsi. L’inventiva narrativa (talvolta onirica) è ormai una sua caratteristica fondamentale, e mai banale (basta pensare alle scene con iguane e coccodrilli per esempio, animali protagonisti, da sempre must irrinunciabile e importante per il regista bavarese). E anche se Herzog non rapisce più di quanto ci si aspetti, la stampa apprezza (molti gli applausi) e il pubblico anche.
A cura di Andrea Giordano
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