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cultura dell'immagine e della parola

Festival di Locarno ’09
Diario, 9 agosto

Pippo Delbono, autore del documentario La paura“L’Italia è un paese di merda!”. Una frase che sentiamo spesso nei bar o sull’autobus, ma che negli ultimi due giorni si è sentita anche qui a Locarno. Nel week-end infatti è andato in scena il cinema italiano. Due film completamente diversi, uno di fiction e l’altro un documentario girato con il telefonino, ma entrambi che ribadiscono lo stesso concetto.

Nella sezione Cineasti del Presente, Pasquale Marrazzo ha presentato Sogno il mondo il venerdì, una sorta di Magnolia della periferia milanese, dove molte storie di moderna disperazione si intrecciano in una metropoli ostile e multietnica. Una Milano grigia e cementificata, che mischia modernità architettoniche a sporcizia e degrado tanto da farci credere all’inizio di essere a Napoli, cosa che da un punto di vista cinematografico, ma anche etico, è un gran complimento. Durante la visione, subito dopo un inizio ad alto tasso di adrenalina, appare evidente l’intenzione di Marrazzo, napoletano d’origine e milanese d’adozione, di volerci mostrare la deriva umana e sociale che stiamo vivendo, dove immigrati, gay, giovani e umili lavoratori non si potrebbero permettere nemmeno il lusso di sognare. “La mancanza di cultura, la società del solo apparire, fanno in modo che non ci sia integrazione” ha dichiarato il regista. Sogno il mondo il venerdì ha diviso pubblico e critica. Da una parte i detrattori lo hanno trovato confuso, ricco di dialoghi poco aderenti alla realtà e semplicistico nel suo j’accuse, dall’altra c’è chi ne ha amato la passionalità e l’urgenza nel voler raccontare la deriva di una società dei consumi che detesta la diversità. Il film comunque uscirà il 24 agosto a Roma (Cinema 4Fontane) e la settimana successiva a Milano e forse anche a Napoli. Come al solito sarà il pubblico a decidere.

Pippo Delbono a sua volta ha invece realizzato un film documentario di circa un’ora dal titolo La paura. Autore e attore di teatro, da sempre uno sperimentatore, Delbono si è imbarcato in questa avventura su richiesta di un produttore francese che sta realizzando molti lavori di questo tipo. Quello che Delbono ha deciso di mostrarci è un’Italia terrificante, razzista, omofoba, rozza e volgare. Nessuno è escluso: dalle vetrine dei negozi fino ai cardinali. “Le nuove tecnologie permettono di dare voce a chi fino ad oggi non poteva averla. Il cinema in Italia in fondo lo fanno solo coloro che se lo possono permettere, ma adesso può anche non essere così”. Delbono, nonostante la rabbia (non a caso il titolo di un suo spettacolo teatrale) con cui ci mostra le scritte razziste sui muri di Roma, il funerale di un giovane somalo ammazzato per futili motivi, le urla della Lega e le canzoni degli animatori dell’oratorio riuniti in Piazza del Duomo a Milano, dice di essere ottimista. “In questi anni stanno cercando di spostare sempre più in là i confini dell’accettabile. Ora sono le ronde, domani potrebbero essere i vagoni dei treni separati per bianchi e neri. È la perdita di cultura che ci rende così. Dobbiamo recuperare arte e poesia.” La paura di Delbono ha ottenuto l’unico, sebbene tiepido, applauso durante la proiezione riservata della stampa di tutto il Festival. Un applauso scattato solo da giornalisti italiani. Forse lo pensiamo proprio tutti: l’Italia è un paese di merda.

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