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cultura dell'immagine e della parola

Schegge da Cannes
21 maggio

Quentin Tarantino sulla Croisette per la presentazione di Inglourious BasterdsEccoci arrivati al Tarantino Day. File interminabili di giornalisti già dalle 7 del mattino di fronte Grand Trèâtre Lumière, decine di persone a caccia dell’invito per la proiezione ufficiale della sera, fan già posizionati nell’attesa di vedere qualcuno del cast, insomma Inglourious Basterds sembra preannunciarsi come un evento nell’evento. C’è attesa già, anche perché Death Proof non era stato ai suoi livelli. E il film, anche se non straordinario, ci conferma che un cambiamento del regista c’è stato.

La pellicola, ispirata dal titolo di quella di Enzo Castellari, Quel maledetto treno blindato (in inglese The Inglorious Bastards, ma che non è un remake del film) è indubbiamente divertente, dissacrante, ritmica. Nella Francia occupata dai nazisti, un gruppo di soldati americani, capeggiati da Brad Pitt, decide di stanare, e sterminare, più soldati possibili. Parallelamente, un’ebrea, sfuggita al massacro della propria famiglia, apre un cinema a Parigi, che viene scelto dalle massime cariche naziste per proiettare un’opera che dovrebbe essere il testamento visivo di propaganda del partito. E alla serata partecipa tutto lo Stato Maggiore, da Himmler a Hitler. Questa sarà l’occasione per tutti di vendicarsi.

Tarantino fa centro questa volta perché riesce a lavorare con il cinema e coi suoi linguaggi, riuscendo a cambiare registro, inventandosi sempre situazioni nuove. All’inizio sembra quasi di essere davanti a un film western, poi si è catapultati nella Seconda Guerra Mondiale, si ride di gusto (in alcuni momenti si vedono Brad Pitt ed Eli Roth recitare anche in italiano), ma si riflette indirettamente anche sul passato. C’è grandissimo citazionismo, in primis del cinema italiano di “serie b”, sdoganato proprio da Tarantino (e Joe Dante) qualche anno fa a Venezia, con personaggi che si chiamano Antonio Margheriti (regista cult) o Ed Fenech (in onore di Edwich Fenech). La pellicola ha il merito di scorrere rapida (dura 2 ore e 40) e di non annoiare, però un dubbio di fondo rimane: era veramente una pellicola da concorso ufficiale? Forse no, ma di fatto avere Tarantino in competizione fa sempre notizia, come questo film, che certo non ci fa intravedere la qualità e la genialità di Pulp Fiction, ma certamente non ci lascia insoddisfatti. E anche se a molti la pellicola non è piaciuta, rimane una riflessione importante: pochi sanno “giocare con il cinema” con gusto e creatività, e Tarantino è uno di questi.

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