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Si è chiuso il BAFF: vince Salvatore Maira

Dai lustrini della serata finale, con Faye Dunaway protagonista assoluta, al bilancio del dopofestival. La sesta edizione si conclude in positivo per il BAFF (Busto Arsizio Film Festival), con circa 10.000 spettatori ad applaudire le 35 proiezioni della settimana dal 5 al 12 aprile: un passo in avanti rispetto ai risultati, pur soddisfacenti, degli anni precedenti: merito anche della scelta di concentrare le proiezioni nella fascia di prima serata e di coinvolgere tutti i Comuni del territorio, da Gallarate a Legnano, da Olgiate Olona a Samarate. Rispetto al passato, anche se non sono mancate le partecipazioni illustri (dalla già citata Dunaway al premio Oscar Vittorio Storaro), il festival di Busto ha puntato più sulla sostanza, dedicando ampio spazio al cinema e alle anteprime. Se qualcosa è mancato è stato forse il crac: tra i 9 film in concorso non c’è una vera e propria rivelazione com’era stato ad esempio, lo scorso anno, il vincitore 7 km da Gerusalemme.

A ricevere il riconoscimento principale nella cerimonia di sabato 12 aprile è stato Salvatore Maira: il suo film Valzer, un’ambiziosa opera sperimentale girata con un unico piano sequenza di 90 minuti, si è aggiudicato il Premio Città di Busto Arsizio per il miglior film, attribuito da una composita giura VIP in cui spiccavano Jean Sorel e Anna Maria Ferrero (nel corso della rassegna è stato proiettato L’oro di Roma, sul set del quale i due attori si sono incontrati per la prima volta) insieme a Maurizio Nichetti, Alessandro Battisti e Franco Mariotti. Il film di Maira si è aggiudicato anche il premio Banca BCC per la miglior attrice (Valeria Solarino) e il premio Pasqualino De Santis per la miglior fotografia (Maurizio Calvesi). Bene anche il dramma familiare Family Game di Alfredo Arciero che ha conquistato il Premio Barclays alla miglior opera prima e il Premio Medio Olona alla miglior sceneggiatura; sempre da Family Game viene il miglior attore della rassegna, Fabio Troiano, che ha ricevuto il premio Città di Gallarate ex aequo con Dario Costa per Maria Venera di Beppe Cino. Quest’ultimo film ha ottenuto anche il prestigioso premio Chimitex per la miglior regia e il premio Castiglioni per il miglior montaggio (Roberto Siciliano). Sostanzialmente tre dunque i trionfatori del festival, ma due riconoscimenti sono andati anche all’ottimo L’aria del lago di Alberto Rondalli: il premio La Prealpina alla miglior scenografia (Thierry Toscan) e il premio Città di Legnano al miglior attore non protagonista (Ruggero Cara). Doppio premio anche per il curioso Voglio la luna di Roberto Palmieri e Roberto Conte: premio Casbot alla miglior produzione (Stefano Albè) e premio Onda Di Meglio alla miglior colonna sonora (Paolo Jannacci). Il soffio dell’anima di Victor Rambaldi, deludente per la critica, si è comunque aggiudicato il premio Faciba assegnato dal pubblico, mentre il premio Luigi Bandera alla miglior sceneggiatura si divide ex aequo tra Un cuore in due di Janigro Angiola e La sirena di Ezio Maisto e Maria Cristina di Meo, che è anche la miglior opera prima della manifestazione. Menzioni speciali per Babassar di Guido Norzi e Chiamata a sorpresa di Alessandro Giulietti. Nell’ambito della rassegna è stato proiettato, fuori concorso, anche l’interessante Sonetàula di Salvatore Mereu, già protagonista al BAFF qualche anno orsono con Ballo a tre passi.

Nel corso del festival, particolarmente apprezzate le giornate dedicate all’animazione, con proiezioni delle opere dei più grandi nomi europei del settore: il premio Autoclass al miglior cortometraggio di animazione è andato a Father and daughter di Michael Dudok de Wit. Altro appuntamento chiave quello con l’omaggio tributato a Michelangelo Antonioni (Professione: reporter, La signora senza camelie, Cronaca di un amore e Al di là delle nuvole i film scelti), alla presenza della moglie Enrica e di altri ospiti tra cui Maria Schneider e Osvaldo Desideri. Sempre a Busto Arsizio è stato presentato in anteprima anche Caravaggio, fiction prodotta dalla Rai, interpretata da Alessio Boni ed Elena Sofia Ricci e diretta da Angelo Longoni con la fotografia di Vittorio Storaro.

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