Festa di Roma
Robert Redford
Roma, 23.10.2007. Uno dei registi più anticonformisti americani, Robert Redford, arriva oggi alla Festa di Roma per presentare, insieme a Tom Cruise, l’ultima sua regia, Lions for Lambs, a sette anni esatti da La leggenda di Bagger Vance. Padre fondatore del Sundance Film Festival, una delle rassegne di film indipendenti più importanti del mondo, attore dalla carriera ineguagliabile, già regista Premio Oscar per Gente comune, Redford, al primo contatto professionale con Tom Cruise, costruisce una pellicola non solo di impegno civile e sociale, ma anche con un grande valore interpretativo. Una storia che si svolge su tre binari con personaggi diversi ma legati fra loro: lo sfondo è la guerra e l’intervento americano in Afghanistan. Cruise è un senatore, che durante un’intervista a una giornalista, (una sempre brava Meryl Streep), confida di un operazione militare segreta. Redford interpreta un docente universitario alle prese con uno studente vivace ma dalle grandi doti comunicative. Infine due soldati, tra cui un Michael Peña (Crash, World Trade Center) ex studente di Redford, nel difficile e drammatico scenario che la guerra consegna ormai all’ordine del giorno.
Si tratta di una pellicola davvero ben confezionata, reale, di cui lo stesso Redford parla “Ho ricevuto il copione e mi sono subito accorto che la sceneggiatura era molto interessante, perchè riguarda gli effetti e le conseguenze generali della politica del mio Paese negli ultimi anni.
Oggi in America c’è tantissimo intrattenimento e sono pochi i film che raccontano quelli che sono ultimamente gli sviluppi del nostro paese.” Molto spesso, negli ultimi, il cinema di denuncia, che va alla ricerca della verità, che indaga (si pensi a Good Night and Good Luck o Michael Clayton), ha svolto un ruolo molto importante, e di impatto immediato. “Il nostro paese è oggi polarizzato, è diviso. Ma io non credo che si possa distinguere tra bianco e nero, ma che sia pieno di zone grigie. Con il cinema non si fa propaganda, ma si possono raccontare delle belle storie che però parlino anche di temi più grandi. “Lo stesso Tom Cruise è chiaro nel definire la pellicola di Redford, “questo film non lo considero affatto come una pellicola di guerra, spero proprio che sia un film che faccia riflettere il pubblico, che lo spinga a costruire un dialogo, perchè penso sia un film che riguardi la sensibilizzazione delle persone nei confronti delle responsabilità.”
Redford, che da sempre non ha mai nascosto le sue idee e il suo impegno politico, con questo film, forse, inizia un percorso, di cui Lions for the Lambs è solo il primo passo. Voci sempre più insistenti confermano il suo interesse nel voler adattare per il grande schermo il libro di Richard Clarke, ex capo dell’anti-terrorismo di George Bush Jr., Against All Enemies, in cui, senza troppe metafore di sorta, accusa apertamente il Presidente di essere tutt’altro che anti Al Qaeda, ma anzi di aver ignorato, forse volutamente, le prime avvisaglie terroristiche, già prima dell’11 settembre. Un progetto molto interessante e che idealmente continuerebbe il lavoro cominciato da Redford con la presentazione alla Festa di Roma. “Il mio interesse in politica è quello di un cittadino. Ho sempre cercato di comunicare principalmente un grande amore per il mio Paese, tutto qui. Per me è stata una vera fortuna nascere e vivere negli Stati Uniti. Per questo vedo la politica del mio paese come qualcosa di veramente appassionante. Ovviamente poi le cose cambiano, ci si adatta ai tempi che cambiano. Ai tempi del Watergate per esempio si rischiava di scivolare verso il totalitarismo, oggi non è così. Oggi c’è più informazione, ma anche più possibilità di manipolazione di quell’informazione. Qual’è il ruolo della società, dell’individuo oggi ? E’ questa la domanda interessante. Il futuro appartiene ai giovani, bisogna spingerli a non voltare le spalle alla politica, ma a reagire, a dire la loro”.
A cura di Andrea Giordano
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