Cannes: giorno 7
Quentin Tarantino
Attesissimo Death Proof ma attesissimo anche sulla Croisette il suo autore, Quentin Tarantino, già vincitore della Palma d’oro per Pulp Fiction, che sbarca a Cannes per presentare il suo film in questa settima giornata di Festival. Tarantino è arrivato accompagnato dalle affascinanti protagoniste del film (Rosario Dawson, Zoe Bell, Rose McGowan e Tracie Thoms) e affiancato dall’interprete maschile, Kurt Russell. Il regista, dopo Kill Bill, torna a occuparsi di donne combattive e guerriere e omaggia dichiaratamente i western all’italiana e i B-movie degli anni Settanta. Questa volta però le sue eroine combattono al volante la psicosi di un killer che invita a bordo della sua automobile delle donne per spaccare loro il cranio. E’ infatti su rapidi inseguimenti in auto e spargimenti di sangue che si costruisce l’ultima fatica di Tarantino. La pellicola è uscita negli Usa, abbinata a Planet Terror di Robert Rodriguez, col titolo Grindhouse. Ma negli States non ha riscosso successo, anzi l’operazione è stata un vero flop al botteghino. Al Festival è presentato solo l’episodo di Tarantino, al quale mancano però tutti i trailer di parodia dei film trash e tutti gli intermezzi che legavano i due film. Se il regista sperava di trovare maggior fortuna in Europa per il suo film, alla proiezione per la stampa di Cannes, ha ricevuto un’accoglienza controversa fatti di applausi, fischi e risate.
Solo applausi invece per l’altro film in gara, il commuovente Le scaphandre et le papillon, diretto da Julian Schnabel, famoso più come pittore che come autore di cinema. La pellicola è ispirata all’omonimo romanzo scritto dall’ex caporedattore di Elle, Jean Dominique Bauby. L’uomo, a soli 43 anni, in seguito a un violento incidente d’auto del dicembre del 1995, va in coma. Al risveglio dopo diverse settimane, scopre di essere rimasto completamente paralizzato. Non può più muovere infatti nessuna parte del corpo, tranne l’occhio sinistro. Ma questa condizione non ferma la sua voglia di esprimersi e Bauby, attraverso il battito della sua palpebra sinistra, continua a comunicare e detta, lettera dopo lettera, una sorta di diario in cui fa osservazioni sul mondo che ha cominciato a guardare da una prospettiva nuova. Lo spettatore in sala ascolta i monologhi interiori dell’uomo che s’interroga sul significato della propria vita e rimpiange cose non fatte, senza perdere però il proprio senso dell’umorismo. Bauby è morto per arresto cardiaco nel 1997 ma secondo il regista “la sua storia può aiutarci a sopportare l’idea della nostra morte e a pensare in modo diverso all’handicap.” Il ruolo del protagonista, che inizialmente era stato pensato per Johhny Depp, già impegnato con Pirati dei Caraibi, è stato ricoperto dal francese Mathieu Amalric.
In gara è stato presentato anche Silent Light di Carlos Reygadas, una pellicola accolta positivamente dalla critica. Il film racconta la vicenda di Johan, che vive nello Stato messicano di Chihuaha. Questi appartiene alla comunità di Mennoniti, formata da un gruppo di persone che vivono fuori dal tempo e che parlano una lingua particolare e rispettano regole molto severe. Johan è sposato con Esther e ha avuto da lei sette figli ma, da qualche tempo, si è innamorato di un’altra donna, Marianne, con cui vive una passione travolgente. L’uomo è cosciente che scegliere tra le due donne per lui è qualcosa di impossibile, ma sa anche di trasgredire tutti i principi religiosi della sua comunità. Questo comportamento suscita lo sdegno di suo padre, un predicatore che lo condanna apertamente. Johan si confida solo con l’amico Zacaris. Sia questi che il padre provano un misto di orrore, compassione e invidia, ma cercano di sostenerlo.
A cura di Caterina Danizio
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