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Cannes: giorno 4
Moore e i Coen

Il cast di <i>No Country for Old Men</i> tra i fratelli Coen” />Il quarto giorno di Festival è consacrato a Michael Moore. Il regista, vincitore della Palma d’Oro con <em>Fahrenheit 9/11</em>, è tornato a Cannes con <em>Sicko</em>, un documentario fuori concorso in cui si scaglia contro la malasanità statunitense. Il clamore e le polemiche che hanno preceduto questa anteprima mondiale ne hanno accresciuto senz’altro l’attesa. Il lavoro di Moore ha una durata di circa due ore e racconta con tono sarcastico e drammatico allo stesso tempo le falle del sistema sanitario americano, mettendolo in paragone con quello francese e con quello canadese (di gran lunga più efficienti). Il regista sostiene che “Il lobbismo della grande industria della salute è trasversale, riguarda democratici e repubblicani ed è fatto sulla nostra pelle. È questo quello che racconto, è questa realtà che il pubblico può e deve discutere”.  Insomma i cittadini statunitensi americani non abbienti e non assicurati (un quinto del totale) non hanno diritto di ammalarsi. Moore rischia inoltre di essere arrestato martedì per aver violato l’embargo con Cuba. Il regista aveva infatti accompagnato all’Avana un gruppo di volontari di Ground Zero che, dopo aver scavato tra le macerie contaminate delle Torri Gemelle, si sono ritrovati con gravi problemi respiratori. A Cuba, contrariamente agli Usa, vengono accolti e curati gratis. Il film è stato premiato con il più lungo applauso del Festival. </p>
<p>Tornando al concorso, il regista coreano Kim Ki-Duk ha presentato in una proiezione per “pochi eletti” (la sala troppo piccola ha lasciato a bocca asciutta molti giornalisti) il film <em>Breath</em> (Soffio). La protagonista è Yeon (Zia), moglie di un uomo facoltoso e fedifrago (Jung-Woo Ha). La donna vede un giorno in tv la storia di un prigioniero (Chang Chen), rinchiuso in carcere e condannato a morte per l’omicidio di moglie e figli. L’uomo ha tentato due volte il suicidio e a causa dei tagli che si è provocato alla gola non può più parlare. Con immenso stupore la donna scopre che si tratta di un suo vecchio amore di gioventù e con la complicità di una guardia inizierà ad andarlo a trovare. La produzione del film è durata solo quindici giorni e i costi sono stati bassissimi. Il regista di <em>Ferro 3</em> ha detto infatti di aver realizzato il film con le vendite internazionali dei suoi lavori precedenti. A Cannes comunque la pellicola ha ricevuto una tiepida accoglienza con pochi applausi. L’altro film in concorso è stato l’attesissimo <em>No country for old men</em> dei fratelli Ethan e Joel Coen, tratto dal romanzo del premio Pulitzer Cormac McCarthy (di cui sono stati conservati fedelmente monologhi e dialoghi). Lo scrittore prende ancora una volta a tema la violenza e la perdita di tradizioni del suo Paese, votato ormai al consumismo e al dio denaro. I due fratelli hanno finalmente la possibilità di girare un film ambientato nel West e di recuperare le atmosfere dei film western. Si tratta della storia di Moss, un cacciatore, che trova una valigetta contenente due milioni di dollari e un carico di eroina, vicino alle vittime di un massacro. Appena se ne appropria un killer psicopatico (Javier Bardem) si mette sulle sue tracce. A cercarlo per aiutarlo c’è anche lo sceriffo (Tommy Lee Jones) che svolge il ruolo di grillo parlante che ricorda ai personaggi i valori perduti. Il film ambientato nel 1980 in Texas riflette sull’avidità e sulla sua forza distruttiva.</p>
<p>Fuori concorso, Leonardo Di Caprio ha presentato, <em>L’undicesima ora</em>, film di cui l’attore è produttore, sceneggiatore e voce narrante. Si tratta di un documentario di Leila Conners Petersen e Nadia Conners il cui tema è quello attualissimo dei danni all’ecosistema terrestre, prodotti dall’inquinamento (desertificazione, scioglimento dei ghiacciai, surriscaldamento, dissipazione delle risorse energetiche). La pellicola alterna interviste a esperti internazionali (come lo scienziato Hawking, il capo della Cia Woolsey, Gorbaciov ecc.) a immagini sullo stato del pianeta e sul futuro che ci attende se non corriamo ai ripari. Non c’è però la volontà di fare profezie apocalittiche o di accusare la politica ma l’intento principale è quello di fare appello a tutti gli uomini per combattere una battaglia che riguarda il futuro di tutti. Nella sezione Mezzanotte, Catherine Owens e Mark Pellington hanno presentato <em>U2 3D</em>, il documentario musicale in 3D del tour ‘Vertigo’ effettuato in America Latina nel 2006 dagli U2. I due registi, che da tempo lavorano con la band, hanno potuto usare una tecnologia rivoluzionaria con due cineprese digitali accoppiate, che consente di vedere le immagini in forma tridimensionale. La proiezione ha necessitato di un adeguamento dei tradizionali proiettori digitali e l’uso di speciali occhiali. Cannes si aggiudica così il primato dell’anteprima mondiale del nuovo effetto mentre c’è da aspettare per sapere se la nuova tecnologia prenderà piede o no. Gli U2 e il rocker irlandese Bono però non hanno potuto prendere parte alla conferenza stampa, a causa di un blocco del traffico aereo sull’asse Irlanda-Costa Azzurra. Si sono fatti perdonare in serata con un concerto seguitissimo davanti al Palazzo del Cinema.</p>
				<p class= A cura di Caterina Danizio
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