Spie, complotti e passione
Nelle numerose interviste che hanno accompagnato la promozione del suo nuovo romanzo, Mare delle verità, Andrea De Carlo ha sottolineato più volte come siano tante le verità sistematicamente rimosse dai governi in fatto di sovrappopolazione del mondo e aumento esponenziale di sieropositivi e malati di Aids. È stata sicuramente questa esigenza di denuncia una delle molle principali che lo hanno spinto a scrivere questo libro, che si distingue dalle altre sue opere per l’intreccio avventuroso – spionistico di stampo classico con la successione lineare inizio – svolgimento – fine.
Infatti, in Mare delle verità l’autore milanese dà vita a una trama hitchcockiana in cui Lorenzo Telmari, romano, ex skipper ed ex giramondo, ritiratosi in un eremo umbro per scrivere un libro, rientra a Roma a seguito del decesso del padre, un noto e illustre virologo, e si trova al centro di un complicatissimo intrigo internazionale. Il genitore era in possesso di un memoriale scritto da un cardinale senegalese, morto poco tempo prima di Aids, in cui viene sferrato un durissimo atto di accusa contro la politica della Chiesa cattolica in materia di contraccezione. Materiale assolutamente esplosivo…
Documenti scottanti, servizi segreti, uomo capitato per caso nel mezzo di una vicenda più grande di lui, scomparse misteriose, rebus, indizi sparsi da decrittare: sono tutti elementi che fanno pensare alla narrativa enigmistica alla Dan Brown, a una sorta di “Codice De Carlo”, come qualcuno ha scritto. Ma con questo libro lo scrittore punta a un risultato più ambizioso: piegare il format del thriller liberal al racconto di costume.
Aldilà della trama di complotto, sostanzialmente ben gestita, anche se piuttosto convenzionale, lo sguardo di De Carlo si ferma a lungo sui rituali della Roma delle auto blu e su un modo di far politica – sempre piegato alle logiche e agli interessi di questa o quella consorteria – consunstanziato alla classe dirigente italiana, tanto da apparire agli occhi dello scrittore un elemento di continuità tra il governo Berlusconi e quello dell’Ulivo. La volgarità e la tracotanza della politica romana è ben rappresentata nel libro dal personaggio di Fabio, fratello del protagonista: «Non c’era dubbio – si legge nel romanzo – che per lui la politica italiana coincidesse con l’universo, ogni segretario e presidente e capocorrente e capocommissione dotati della forza gravitazionale di pianeti rotanti. Mi colpiva quanto la sua visione fosse totalmente priva di squarci e perfino di fessure attraverso cui intravedere luci o colori o polvere della vita normale».
Ma se in questo conflitto tra fratelli, in cui si può vedere in controluce quello tra sinistra idealista e sinistra di potere, De Carlo cade spesso nella banalità. È nelle pagine d’amore che dà senza dubbio il meglio di sé, tornando ai toni e alle atmosfere a lui più congeniali. Molto poetico è il racconto della difficile e pericolosa navigazione di Lorenzo e l’eco-terrorista Mette alla volta della Corsica, con il mare in burrasca che fa da pendant alla passione tra i due, con effetti di grande lirismo. Questi momenti riscattano un romanzo indubbiamente ben costruito, che ha il pregio innegabile di una grande leggibilità e la capacità di trascinare il lettore fino all’ultimo rigo, nonostante a metà strada appaia ben chiaro lo sviluppo e lo scioglimento della trama, ma poco abile a eliminare quel senso di artificio che troppo spesso trapela tra le pagine.
L’autore
Andrea De Carlo è nato a Milano. Tra i suoi libri più recenti ricordiamo: Nel momento, Pura vita, I veri nomi, Giro di vento.
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