Offlaga Disco Pax – Robespierre
Gruppo: Offlaga Disco Pax
Brano: Robespierre
Regia: Postodellefragole
Album: Socialismo tascabile (Prove tecniche di trasmissione)
Anno: 2005
Un quadro, tanti quadri
La sensazione di percorrere una pinacoteca, di corsa. Come Robespierre che inserisce le sue digressioni mnemoniche, in un tempo che è solo sincronico, così procede ai piedi di questo video il fantasma di Bergson. Fin da allora la canzone Robespierre aveva puntato l’indice su ricordi primordiali (e scusate l’intromissione della mia adolescenza, ma colui che vi parla è nato a Cadelbosco di Sopra, vicino a Cavriago), su antiche sonorità emozionali (il fil rouge dipanato dai Massimo Volume), su involuzioni storiche (il mito giacobino dei liceali).
Ma i 936,5 euro spesi per il video sono la summa delle interferenze artistiche mosse da questa canzone: non tanto per la loro capacità di evocare concetti e memorie, ma anche per il suo modo di intendere ironicamente il passaggio culturale evoluto negli anni (l’omosessualità, la scelta di alcune ragioni politiche) attraverso immagini che hanno odore di sincretismo. Fra tutte si passa in rassegna l’immagine di Berlinguer, simbolo positivo di una mitizzazione “legata all’uomo che fa politica” ora inesistente, in mostra su una tv appoggiata su un sedia a rotelle. Quella sedia che ora appoggia mostruosità alienanti come in Come to daddy (Aphex twin – Chris Cunningham) o che sgrana pixel in un montaggio approssimato a Oliver Stone.
Perché l’illusione è questa: il video risulta affascinante nella sua approssimazione all’emozione, nella sua chincaglieria degna di una Circe di Joyce, vista come mix totale di generi e generazioni, di stili diversi che cozzano (il fuori fuoco e la lucidità televisiva; la realtà fittizia di un palcoscenico e la conseguente irrealtà di una platea trasformata in giuria) e di playback sfoggiati da chi, nella gerarchia musicale, non dovrebbe cantare.
Come leggere un diario riempito da disegni senza senso, il micro consorzio di registi, postodellefragole (che richiama indirettamente il legame tra il video e il film di Bergman) ha evidenziato la voglia di carpire e definire una memoria sensibile, ormai tenue ricordo, reso immaginifico sia dalla canzone, sia dalle immagini.
E per sottolineare la finzione filmica, la rappresentazione persevera la sua “registrazione” dopo la canzone, come se il micro mondo dalle tende rosse (Twin Peaks di David Lynch?) sottolineasse la metafora di un mondo celebrale che in fondo esiste: dove, vi prego, dove?
Curiosità
Il videoclip ha vinto il premio PVI, miglior videoclip indipendente 2005 e inserito nella selezione ufficiale videoclipped the radio star Fandango 2005.
A cura di
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