hideout

cultura dell'immagine e della parola

Chris Cunningham – Rubber Johnny


Nel 2001 Aphex Twin (alias Richard D. James) uscì con la doppia antologia dal misterioso titolo Druksq. Cunningham (che per il musicista inglese aveva già collaborato con Come to Daddy nel 1997 e Windowlicker nel 1999) rimase letteralmente allucinato dal brano Afx237 V7, ne estrasse 30 secondi e li utilizzò come colonna sonora per un video sperimentale, dallo stesso titolo dell’album.
Nel clip compariva un mutante accasciato su una sedia a rotelle con una testa alla Elephant man. Tra lamenti indecifrabili, l’esseruncolo si svegliava di colpo, vibrava la lingua sibilando rumori tecno-metallici e scrutava nella macchina da presa col suo occhietto bianco iridescente.
Cunningham riprese la scena con una telecamera dotata di infrarossi e la registrò su una normale DV. Mise il video online sul sito di Aphex Twin e della Warp Records e da quel giorno non ci furono novità.

A distanza di quattro anni, quei 30 secondi si sono nutriti di altre visioni distorte, di ossessioni insopportabili, diventando un corto di 6 minuti. L’opera ha preso un titolo e il mostriciattolo un nome: Johnny. Il corto, Rubber Johnny è stato proiettato in anteprima nazionale il 14 aprile 2005 al Circular di Milano. Una notte insonne e delirante allo Stadio Meazza di Milano, più vicina alle atmosfere romeriane del prossimo Land of the dead, che alle seminali apparizioni lynch-cronenberghiane a cui Cunnigham viene spesso affiancato. Prego i testimoni di farsi avanti, in particolare i poveri sfigati che hanno vaganbondato per ore nei corridoi dello stadio senza trovare il mutante in carrozzella.

Negli anni, il progetto ha cambiato qualche strato di pelle ed è cresciuto nelle ossa. A partire dalla musica: una versione di Afx237 V7 remixata dallo stesso Cunningham, fino all’accenno di una trama: un mutante con le sembianze di un bambino di nome Rubber Johnny, che vive al buio di un seminterrato in compagnia di un Chihuahua strabico. Ma cosa diavolo ci fa là sotto, vi chiederete.

Mettetevi il cuore in pace. Sapete perché Cunningham è ormai da 5 anni che non produce mezza fava? Bene, la tipologia di domanda è la stessa. Come la risposta: Bah!

Il video comincia con la “voice in” di un dottore nel tentativo di rassicurare un agitatissimo Johnny che chiede della madre. D’un tratto Rubber reagisce violentemente e il dottore è costretto a iniettargli in corpo una dose di sedativo. Il film poi piroetta, torna all’intro familiare di Drukqs e da quel punto procede disordinatamente con le immagini di Johnny che cerca di ballare sulla sedia a rotelle, facendo giochetti per il divertimento del suo cagnolino. Da questo istante Johnny assume le sembianze di un mostro multiforme e decomposto, un essere bestiale che sembra trasportare il suo carretto da macellaio, carico di viscere intrecciate a cervella e organi sessuali verso una finestra. Verso lo schermo attraverso cui guardiamo. L’unica barriera impossibile da infrangere solo fisicamente. Ma che può essere penetrata attraverso interstizi altri, capillari e nervi nascosti per sole immagini filmiche di questo tipo. Che vedono anche al buio e che scorgono fantasmi.

[img4]Il corto (?), videoclip (?), prequel per un film(?) è una sorta di Lost Highway alla Lynch, compresso al massimo, fino a divenire un buco nero di tenebra, dove la luce può solo essere inghiottita e quel che resta è segno indelebile nella mente. Anche la sottile ironia british del regista sembra cadere nel gorgo. succhiato come uno spaghetto.

Un film divoratore di mondi e di equilibri scopici costruti in anni di cinefilia, che spinge il bizzarro, il deforme, la clonazione (a cui già eravamo abituati nelle precedenti collaborazioni C.C-A.T.) al parossismo, all’ossessione per le nuove sociopatologie, a una sorta di impronunciabile decostruzionismo biologico, tumorale e vitale al contempo, veicolato a suon di braindance music.

Meglio affrontarlo, come tutte le paure, meglio guardarlo piuttosto che scappare e dare Chris per scomparso e bollito. Perché di nuovi spunti qui ne abbiamo visti e speriamo di vederne altri, armati di coraggio.

Link correlati:
Speciale Cunningham

Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento!

«

»