Beck – E-pro
Artista: Beck
Brano: E-pro
Album: Guero
Regista: Shynola
Anno: 2005
Gli Shynola sono abituati a creare percorsi. Fanno in modo che lo spettatore si lasci preoccupare dalla tragica foga di chi vuole scappare da qualcosa, o vuole trovare qualcosa, ma che è sempre di corsa.
Hanno la capacità di lasciarti in balia della musica, ma anche dell’ansia. Con i Radiohead si erano inventati una storia d’acqua e respiri (Pyramid song). Con Beck, il respiro è mozzato dalla corsa, dalla decapitazione.
Evidentemente Beck percepisce un allarme (no alarms, no surprises), e lo spettatore si lascia volentieri sorprendere e accarezzare dai mostri, dall’ansia divertente, dalla ironica trepidazione.
Certamente Beck prova gioia nel farsi decapitare ogni volta, come per motivare la sua performance artistica, sottolineando questo gioco sottile: la musica si fa scudo e aiuto (crea nel cielo una via Lattea di note che salvano il cantante), ma è l’arma che ti sopprime, e ti mette in cattiva luce, gentilmente.
Il mostro (il silenzio? Il vuoto sonoro?), invece, gioca la mossa del disturbatore – boia, e morde la canzone che scappa, come Beck, che corre verso lo schermo, e quindi verso di noi.
Chi è il nemico?
Il Santo Graal, in questo caso, è il concetto di musica: dove la nota può finire? Qual è il concetto di immagine e suono se il cantante muore, risorge e diventa madre della musica, ma vittima del gioco che, in realtà, è suo figlio?
La musica finisce quando la nota finisce, cade giù nel baratro del gioco e ti lascia in bilico, ma attenzione, in equilibrio precario: il giocatore con il joystick sa solo spingere i bottoni, far saltare ripetutamente Beck sulla nota: e lui non può fare altro che farsi guidare da questo manovratore onnipotente cercando di arrivare alla fine della sua terminabile (come il concetto di canzone) quest.
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