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cultura dell'immagine e della parola

Y control – Yeah Yeah Yeahs

Artista: Yeah Yeah Yeahs
Brano: Y control
Album: Fever to tell
Regista: Spike Jonze
Anno: 2003

Evviva Spike Jonze.
Ecco il piccolo capolavoro tra le mani.
Per chi è stanco del bambino riciclato, di quello che racconta barzellette a Telemike, dell’altro che si trasforma da grande ma ha il corpo piccolo.
Per chi crede che la forma umana non debba essere solo contenitore o un’immagine da plasmare e rimodellare con incoscienza.
Per chi è stanco delle anonime fotomodelle nude alla Vanessa Beecroft.
Spike Jonze ha liberato i nostri occhi: ha svelato con la sua vena gore le traumatizzanti storie di bambini che sanno solo capire il mondo, attraverso i gesti che vedono e imitano. Tutto il resto è solo infantile ricerca di conoscenza. Scoprire l’interno della pancia (scena poi censurata), usare un cane come trofeo della propria scoperta, fare gesti malvagi senza significato (ma intrisi di sincero significante).
Ognuno di noi ha un infantile scheletro nascosto, lasciato vagheggiare nell’atmosfera limpida dei nostri sogni. Ci compiacciamo poi di raccontare del compagno di banco che durante la ricreazione prendeva le mosche e ci toglieva le ali. E noi tutto i intimiditi a guardarci negli occhi e aver voglia di ridere e piangere. È quella la tanto sospirata morte? Quella lucidità non priva di (Y)-control che la canzone ispira e gorgheggia nella visione flusso della musica. Non ci accorgiamo dell’idea “filmino” che propone, nata per dare la sensazione di passato, di “ecco ciò che è stato”, e per documentare che prima di noi, i nostri stessi avi morivano dalla voglia di riprenderci in atti di assurdo fare. Anche noi faremo questo a nostri figli?
Noi aspettiamo Spike Jonze, lo scrutiamo, lo additiamo o lo consacriamo ma non ricordiamo che tutto questo alimenta la nostra foga di capire cosa succede dopo, dopo che ho avuto il potere di mandare alla morte un essere più debole di noi. L’infanzia del regista è la facile idea del potere. Noi la cerchiamo. I bambini la imitano esprimendola.

Sì, per ogni bambino ricco e povero/ arriva il momento di correre/ per un luogo oscuro. E non ci sono parole per la paura di un bambino./ Né orecchie per sentirla. Se una parola ci fosse. / E nessuna per capirla./ Se la sentissero…/
Che Dio salvi i bambini./ Loro sopportano e tengono duro.

(James Agree, La morte corre sul fiume).

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