hideout

cultura dell'immagine e della parola

Wenn ich mich erinnerte – Paula

Artista: Paula
Brano: Wenn ich mich erinnerte
Album: Warum Berlin?
Uscita: 2004
Regia: Project 75

La città è ormai uno spazio vuoto senza confini e senza bussola. Il suo aspetto barbaro, poiché sconosciuto e rarefatto, colpisce lo sguardo sguardo di ogni uomo. Come un taxi che serpeggia nelle vie della città, affollate e non (il risultato di Collateral di Mann è sorprendente), l’occhio non ha più piani sequenza e vede, a scatti, ogni deserto non-luogo della metropoli.

Una bussola senza direzione guida tra grattacieli appena disegnati, muri mai toccati dal sangue e ponti che attraversano il nulla. In questo vuoto, solo una donna, specchio di una giraffa, si incammina sperduta e cerca di dare colore al non colore, ma senza un’autonoma possibilità. È lo specchio di tale giraffa, che trasforma alberi disegnati in alberi tridimensionali, e crea il fantastico in un mondo che non esiste. Lei trasforma i grattacieli in linee di volume, lei invita rami verdi tra le strade, le case, le non cose; lei chiede linfa a quel pasticcio sterile che il mondo usa come tetto, come luogo, come scoperta: una metropoli fantasma.

I Paula non vogliono fiori da impollinare (e per tale motivo il video del brano Enjoy the silence, Mike Shinoda’s remix sembra simile, ma è concettualmente differente), non vogliono uomini tutti uguali che scappano dalla paura verso la natura, ma cercano solamente quel quando (wenn), quel momento che ci ha fatto dimenticare il perché (warum) del tutto. Perché quei ponti? Perché il monocolore? Perché è tutto ripetuto?
E quando io mi ricordavo? (wenn ich mich erinnerte?).
I Project75 creano uno spazio immaginario di carta, ma non riescono a ricreare un tempo, una vita, una sequenza da ricostruire: la città sembra inglobare ogni segno che si cerca di comprendere. Non c’è spazio per i piani sequenza, né per la nostra vita. La natura prende tutto il possibile in un colpo solo, strozzandoci, senza trovare il tempo per impollinarci una seconda volta.
E quella giraffa ci dà solo il tempo per capire che il vero potere sta nell’eterno non-movimento della Natura che, placida, ci scruta e si insinua nei nostri castelli di carta (e cemento armato). Il suo potere è nel non creare disarmonia, ma solo sogni immobili.
E l’uomo? Quando me lo ricordavo…

Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento!

«

»