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cultura dell'immagine e della parola

No Surprises – Radiohead

Brano: No surprises
Regista: Grant Gee
Album provenienza: OK Computer
Anno: Dicembre 1997

Soffocare. è un termine usato anche dalla Bibbia, in un racconto su Gesù, al posto di affogare, perché più descrittivo. Come un secchiello di vetro, le parole sono un contenitore che si trasformano dalla scelta dei termini. Puoi guardarci dentro. “Affogare”: come mai? sono cascato in un fiume? Invece ecco, “soffocare”: nessuna sorpresa. Tutto finisce, anche noi smetteremo di respirare, senza colpi di scena. Punto, a capo. Dentro “soffocare” c’è più sofferenza, ma anche l’inevitabilità. C’è la deformazione, l’ultimo respiro.
Grant Gee, il regista, in un unico piano sequenza che non dà scampo, versa le melodie autocommiserativo-xilofoniche di No surprises in un catino sempre più pieno d’acqua e tagliato solo dalla luce di un corridoio che sta da qualche parte davanti al condannato, forse la via di fuga. E il liquido, lente d’ingrandimento del dolore, specchio deformatore del viso-icona di Thom York, onnipresente nella vasta videografia Radiohead, è un perfetto strumento musicale sincronizzato con l’angosciosità del testo, con le paure dell’ascoltatore. Qualcosa da sputare verso il corridoio luminoso, là davanti. Il percorso di tutti i giorni.

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