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cultura dell'immagine e della parola

Viaggi su carta II

Introduzione

Prima di iniziare la narrazione di quello che mi è successo in seguito, mi sembra doveroso ricordare quello che scrissi il mese scorso. Questo sia per quelli che non se lo ricordano che per quelli che non l’avessero letto (ahi, ahi, ahi…). Allora il mio viaggio comincia in Portogallo, negli anni trenta, a seguito di un tale che si chiama Pereira. Insieme a lui riesco a scorgere una situazione politica che si sta delineando in Europa sulle orme della guerra civile Spagnola. Decido quindi di spostarmi in Spagna, dove incontro Filippo Stella, piccolo truffatore italiano che si trova costretto a fare da guardia ad un giovane tenente. Li accompagno per un lungo tragitto che ci condurrà fino ad un punto imprecisato della Catalogna, dove mi metterò a seguire a distanza i personaggi di Cervantes che a sorpresa mi portano nel loro secolo.


Q; Luther Blisset; Einaudi Tascabili; Euro 14,46

Ed effettivamente nel secolo di Don Chisciotte mi ci ritrovo, per essere più precisi nell’aprile del 1538. L’unica cosa che non mi torna è il fatto di ritrovarmi ad Anversa (ma non ero in Spagna?). Non ho però il tempo di interrogarmi troppo perché vedo seduti al tavolo due signori che parlano tra di loro e capisco che è lì che il mio viaggio continua. Mi siedo quindi al tavolo, e trovo Gerrit Boekbinder (Gert del Pozzo, eroe a Munster) che narra a Eloi Pruystinck le disavventure che l’hanno condotto fino a li. Arrivo a viaggio già cominciato. Narra di come lui, giovane studente di teologia a Wittemberg, abbia conosciuto Thomas Muntzer. A quel tempo aveva un altro nome ed un altro Dio. Narra della guerra dei contadini e della piana di Frankenhausen. Uomini che seguono il loro capo in nome di una fede cieca. Un Dio guerriero e giustiziere. Consigli di un uomo vicino a Lutero ed ai principi. Quolet, un traditore, una spia di Carafa in realtà. La sconfitta, un massacro. Fogli portati con sè, lettere ingiallite. La cattività in montagna, un altro nome, un altro Dio. La conoscenza di Jan Matthys, un nuovo Dio, un nuovo nome, una nuova Apocalisse. La creazione del gruppo degli apostoli anabattisti, Jan di Leida, Jan il Pazzo, Jan il Re. Finalmente l’arrivo a Munster, lo scontro con i cattolici di Von Waldeneck e, in seguito, con i ricchi luterani. La città in mano degli anabattisti guidati da Gert e Jan di Leida. L’arrivo di Jan Matthys e la degenerazione. Matthys pretende una spiritualità assoluta, pretende di seguire alla lettera le parole del Signore; che parla attraverso lui naturalmente. Le esecuzioni sommarie, e finalmente l’arrivo del giorno dell’Apocalisse. L’Apocalisse secondo Matthys. Solo che quel giorno solo Matthys morirà, essendosi spinto fuori dalle mura della città assediata cercando di convertire gli assedianti. Un nuovo capo, un Re, Jan di Leida, Re Davide, Jan il Pazzo. La gente chiusa tra la sete di sangue degli assedianti e la sete di Apocalisse di loro stessi, gli assediati. Gert si allontana da Munster per cercare armi, al suo ritorno la situazione è ormai fuori controllo, Jan e il suo seguito trasformati in una corte dei miracoli, la gente per strada ridotta a gruppi di larve consumate dalla fame e dalla follia collettiva. Un altro Dio ha tradito, un’altra rivoluzione ha fallito. La poligamia, i giudici bambini. Gert racconta di essere fuggito da Munster, che pochi giorni dopo sarà presa dai soldati di Von Waldeneck. Adesso Eloi gli propone una truffa ai danni dei banchieri più potenti dell’epoca, i Fugger. La truffa però viene sventata grazie alla presenza di Quolet, spia di Carafa, giustiziere di Muntzer, infiltrato a Munster, nemico e specchio di Gert. Questo ci costringe ancora a fuggire, a cambiare nome e Dio, prima in Svizzera, poi verso Venezia lui, a Trieste io.


54; Wu Ming; Einaudi Stile Libero; Euro 15,00

A Trieste mi ritrovo in una situazione particolare. La città nel 1954 è ancora divisa in zone di influenza, un po’ come Berlino. I cittadini sono in fermento, e le manifestazioni pro Italia vengono soppresse nel sangue dal servizio di sicurezza inglese. Da qui mi ritrovo catapultato in una Napoli nella quale cominciano ad arrivare gli ultimi regali donatici con il pacchetto chiamato “piano Marshall”, vale a dire quei mafiosi, di origine italiana, ma nati e cresciuti negli U.S.A., alla scuola di Capone e del proibizionismo. Tra di loro spicca la figura di Salvatore Lucania, meglio conosciuto come Luky Luciano, con il suo inseparabile braccio destro Stefano Zollo, detto Cemento in onore di qualche lavoretto fatto alla baia di Hudson. Ancora vengo catapultato, questa volta a Bologna, nel bar Aurora, circolo comunista del distretto, gestito da Nicola Capponi, ex partigiano, e da suo fratello Robespierre, detto Pierre, gran ballerino di filuzzi, nonché amante di Angela Montroni, moglie di un importante medico di Bologna. Pierre e Nicola hanno anche un padre, esiliato in Jugoslavia, che da un anno non si fa più vivo. Ancora una volta vengo catapultato, questa volta però in California, a Palm Springs, a casa di Archibald Alexander Leach, meglio conosciuto come Cary Grant, che ormai da due anni non fa un film, e che sta attraversando un grave periodo di depressione. E ancora mi trovo a Napoli, questa volta nella base militare di Aviano però, dove comincio a seguire l’odissea di McGuffin Electric Deluxe, un televisore ultimo modello Americano, lanciato in giro per l’Italia alla ricerca disperata di quel segnale etereo che sta cominciando a arrivare. Devo confessare che inizialmente mi sento un po’ spiazzato, però ogni singola pista contiene un suo profondo fascino, ed un’interessante evoluzione, quindi non mi rimane che andare avanti con il mio viaggio. Così scopro che i rapporti tra queste storie eterogenee si presentano, e che queste si influenzano tra di loro e influenzano la Storia. Come per esempio quando, su una spiaggia della Dalmazia, Robespierre Capponi, aiutato dal padre, salva Cary Grant da un tentato rapimento ordito dal KGB. Ora c’è da spiegare che Pierre è lì per ritrovare suo padre e allontanarsi da Bologna dove comincia ad avere problemi con Montroni, Cary invece per conoscere Tito e girare un film su questo, commissionato dai servizi segreti inglesi. Film che il KGB vuole impedire che venga girato. Comincia quindi anche a delinearsi uno scenario internazionale in cui vediamo direttamente interessati servizi segreti e grandi capi mafia, che si snoda attraverso i piccoli protagonisti sconosciuti, il vero motore della storia. Il viaggio continua così in un susseguirsi di vie diverse, ma unite da un filo conduttore che diventa sempre più chiaro, guidato forse dall’eterno peregrinare di un televisore eternamente rotto. Sarebbe difficile descrivere come termina questo mio viaggio (in Messico? In Francia? O in qualche goccia di L.S.D.?) e sarebbe poco stimolante per voi se ve lo dicessi. Vi invito quindi a seguire i miei passi e magari dirmi poi se vi è piaciuto, o farmi notare qualche altro particolare che mi sono perduto. Ah, e ricordate sempre che partire è un po’ morire.

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