hideout

cultura dell'immagine e della parola

Hideout al Festival Tagliacorto


Lunedì 27 Ottobre la sala del cinema Palestrina di Milano si è riempita per la prima edizione del Festival Tagliacorto. L’evento è organizzato dall’associazione Gnu-tone, con il patrocinio del Consiglio di zona 3 del comune di Milano.
Hideout ha seguito questa rassegna realizzando interviste, preparando schede informative per il pubblico e per la giuria.
La sala era piena, dicevamo: benché le pagine milanesi di Corriere e Repubblica segnalassero l’evento con ingresso a pagamento;
Tagliacorto invece, naturalmente, era gratis.
Il concorso era riservato a giovani video-maker milanesi, in special modo quelli alle prime armi, ed era incentrato sul tema del disagio giovanile. Agli organizzatori è pervenuto un totale di dodici opere, la cui proiezione ha richiesto non meno di due ore e mezza.
A giudicare questi lavori tre persone: presidente di giuria è Alessio Guzzano, critico cinematografico del quotidiano a distribuzione gratuita City; lo affiancano Fabio Bozzetto, figlio del grande Bruno, video-maker e autore di diversi corti e videoclip; e infine Claudio Cadeddu, anch’egli video-maker e collaboratore del Dams di Bologna.
Stupisce la grande varietà delle opere presentate: racconti drammatici, horror, demenziali; prevalgono le opere prime, evidentemente e candidamente amatoriali; altri lavori, meglio accolti dal pubblico, mi riferisco a “Maria oriente Maria Occidente”, rivelavano tuttavia una maggiore disponibilità di mezzi e attrezzature, oltre che di esperienza.
Al di là del risultato estetico, cortometraggi come “Io sono il mio Tamagochi” o “Se tu non cerchi lavoro il lavoro cerca te”, realizzati con la partecipazione dei giovani del carcere Beccaria, erano forse più in linea con lo spirito della manifestazione. Infatti anche dove la realizzazione tecnica risente di un approccio più “artigianale”, sono le idee e la capacità visiva del regista a lasciare il segno: “Mammata Muriu” di Filippo D’Ospina è un interessante tentativo di raccontare una storia attraverso forme non scontate, che si avvicinano alla video-art. Se non si sperimenta attraverso la duttile, poliedrica categoria del corto, dove sennò? Ben accolto dal pubblico anche “Ci6 Ca7 Capp8”, che a dispetto del titolo è una divertente storia “noir”, surreal/demenziale, girata dai tre realizzatori secondo una specie di dogma casereccio.
La data della serata di premiazione è ancora da destinarsi. Ma il risultato che Tagliacorto si era prefissato è già stato ottenuto: chiamare a raccolta quasi trecento persone, per assistere a una serata di cinema indipendente e d’esordio, nella Milano di oggi, è un atto che fa ben sperare, e costituisce una luminosa, malinconica rarità.

Vai alla prima parte dello speciale sui corti in concorso
Vai alla seconda parte dello speciale sui corti in concorso
Vai all’intervista agli organizzatori
Vai all’intervista alla giuria
Vai all’intervista al pubblico
Vai all’intervista ai registi

Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento!

«

»