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Critica alla critica


“Critica alla critica” si intitolava un libro di Lorenzo Pellizzari che, alla fine dello scorso millennio, tracciava un bilancio di un secolo di critica cinematografica. Lo stesso Pellizzari, insieme ai colleghi Bruno Fornara, Alberto Barbera e Nuccio Lodato ha deciso l’anno scorso di lanciare un festival che non avesse come protegonisti i film (semmai davvero i film siano i veri protagonisti di un festival del cinema); ma gli stessi critici. Dopo l’edizione di lancio, dominata su tutti da Nanni Moretti, in cui i discorsi pomeridiani erano più imperniati sulla teoria del cinema, quest’anno i critici si sono realmente impossessati del festival, lanciando invettive al sistema che li circonda. Tre su tutti sono stati i discorsi interessanti in questo senso. Durissimo è stato quello di Morando Morandini, uno dei decani della critica italiana, che ha realizzato un eccellente monologo di quarantacinque minuti su tutte le cose che non vanno nella critica italiana, dagli errori più sciocchi e banali (definire i malati di “28 giorni dopo” zombie) alle lacune più pronfonde (mancanze di coraggio e eccessi di egocentrismo). Non è stato leggero con i suoi colleghi Steve Della Casa che, oltre che critico è anche organizzatore di festival (fino all’anno scorso era direttore di quello di Torino). Per il simpatico Steve, che tra l’altro ha anche condotto in diretta da Ring su Radio3 una puntata di Hollywood Party, in compagnia di Enrico Magrelli, Alberto Crespi e Claudio G. Fava, il sistema dei festival è destinato al collasso. Troppi festival sempre con gli stessi film creano solo un circolo vizioso che in breve tempo dei film potrà anche fare a meno. Il terzo attacco è stato portato da Alessandro Baricco, che del mondo del cinema fa parte solo marginalmente, ma che ha avuto parole durissime sulla critica italiana, utopizzando un far critica trasparente, in cui si possa realizzare una sorta di reportage sul film in questione, in forma anonima, senza pareri strettamente personali. Forse è stata solo una provocazione, ma tra il pubblico in sala ben pochi erano d’accordo con le sue parole.

L’evento più divertente sulla critica invece è stato la sfida tra Francesco Casetti ed Enrico Ghezzi, due differenti scuole di pensiero sul cinema. Casetti ha attaccato l’avversario in ogni modo, colpendo soprattutto con “I cinque modi per diventare Enrico Ghezzi”, ma l’ideatore di Blob e Fuori Orario si è dimostrato totalmente insensibile ai colpi subiti, incassando senza battere ciglio e sconfiggendo l’avversario [img4]per sfinimento.

Nelle tre serate, invece, è stata data via libera a tre (quattro) registi, Mario Martone, Ciprì e Maresco e Gabriele Salvatores. Particolarmente interessante e divertente è stata la serata dedicata al duo siciliano, che ha mostrato brani inediti dai propri film e da Cinico Tv, ricordando in particolare la figura di Francesco Tirone, il loro mitico ciclista opinionista morto tre anni fa.

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