Apologia di Mara Maionchi
E anche la terza edizione è finita, e come da pronostico ha vinto Marco. Questo andava detto, almeno per dovere di cronaca. Ma quello che a noi di Hideout interessa di X Factor non è tanto la cronaca della gara canora, piuttosto quello che rappresenta nel panorama del linguaggio televisivo. Il motivo di questo interesse sta nel fatto che la trasmissione continua ad avere successo non solo tra ragazzine e vecchie carampane (come, per esempio, il competitor Amici), ma anche tra un pubblico dai gusti più colti e raffinati, spesso coincidenti con quella fascia di pubblico definita radical chic. Ma perché succede questo?
Le motivazioni vanno ricercate proprio nel linguaggio. Innanzitutto specifichiamo che si tratta di un format nato nel 2004 su idea del discografico inglese Simon Cowell e diventato in pochi anni uno delle trasmissioni televisive più seguite in tutta Europa con edizioni in Spagna, Belgio, Olanda, Australia, Islanda, Russia, Finlandia, Germania, Danimarca e Repubblica Ceca, ma anche in Marocco, Colombia e Arabia Saudita. Anche nel caso del format più riuscito, però, sono gli autori che lo declinano sui gusti del proprio pubblico a fare la differenza. Ma che tipo di lavoro fanno gli autori di X Factor? La scelta più ardua, all’inizio, è quella che riguarda la selezione dei giudici, vera forza motrice del programma. Sono loro i veri protagonisti televisivi a prescindere da quello che succederà sul mercato discografico e sono loro che decretano il successo del programma con i loro incontri o i loro scontri (veri o presunti, che importa). Quindi un plauso agli autori che hanno saputo scegliere, al pari di un casting per un reality show, un trio capace di ben integrarsi e di produrre grandi litigate: quello formato da Morgan, Mara Maionchi e Claudia Mori (e prima ancora Simona Ventura).
Perché litigare? Perché i reality (e i loro ascolti) insegnano che quello che funziona in Tv è soprattutto il sesso, seguito dai litigi. Eppure in X Factor, a differenza di quanto accade agli “amici” di Maria De Filippi, i ragazzi non litigano, anzi si vogliono un gran bene. Come fare quindi a conquistare audience? Si spingono i giudici a litigare per mostrare la propria superiorità nell’utilizzare le cavie di laboratorio messe loro a disposizione. È la rivalità tra i giudici, dunque, a fare la differenza. Personaggi mediamente più colti dei concorrenti e dotati di un lessico tendenzialmente più forbito. Gli spettatori vengono coccolati attraverso la soddisfazione del bisogno di sentirsi più intelligenti, ascoltando gli improperi musicali di chi ne capisce di più e divulga un gusto musicale più colto (vero o non vero che sia, poco conta).
Quindi gli autori di X Factor hanno lavorato bene, scegliendo il giusto mix di estrosità, saccenza, colore e tradizione. E se chi legge sta pensando a Morgan in primis, si sbaglia di grosso. È Mara Maionchi la vera star del programma. Spontanea, verace, semplice e diretta. Lei è l’anima nazional-popolare, rassicurante e al contempo innovativa e punk. Certo, senza Morgan (ancora in forse per la prossima edizione) mancherebbe la componente estrosa e manieristica, ma è la Maionchi il vero ago della bilancia che aggiusta il format al gusto degli italiani.[img4] Guardate l’età media dei vari trii di giudici nel resto d’Europa. Solo da noi due su tre superano i 60 anni. Questo perché l’Italia è un paese per vecchi e la Tv si è adeguata a questo assioma da molto tempo.
Vedere Mara ballare di fianco a 50 Cents durante la finale di mercoledì scorso, tra un appello della mamma di Marco, del papà di Giuliano e della nonna delle Yavanna, è stato rivelatore. Il successo di X Factor sta proprio li, nell’immedesimazione del pubblico anziano rispetto all’arzilla e intelligente Maionchi (che rispetto alla Mori pare saper padroneggiare con più disinvoltura i propri anni) e nei desideri del pubblico giovane rispetto al proprio futuro. È impossibile non volerle bene. Questo è il segreto per riuscire a far passare in televisione canzoni come Psycho Killer o The cryng game senza stimolare lo zapping. Ecco dunque in consiglio a chi sta cercando un modo per far passare concetti alti in Tv: trovatevi la vostra Maionchi.
A cura di Sara Sagrati
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