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cultura dell'immagine e della parola

Markette: Tutto fa brodo in tv

Ormai tutti lo sanno. Dagli anni ottanta ai giorni nostri la tv pubblica e commerciale ha abituato lo spettatore: in cambio di un programma, un film o un evento sportivo goduto dalla poltrona di casa c’è da pagare un piccolo prezzo, le interruzioni pubblicitarie o “consigli per gli acquisti” come direbbe Costanzo. Gli spazi pubblicitari regolamentati da apposite normative sono ormai saturi. E allora? Come far crescere, forti e rigogliosi, i bilanci? In Italia la pubblicità occulta non è consentita e si rischia di finire su Striscia. I giornali ricorrono ai cosiddetti redazionali, articoli confezionati su misura per compiacere gli inserzionisti, e la tv?
Ad ovviare al problema ci pensa Markette (martedì – mercoledì – giovedì, ore 23:30), il primo programma che ruota completamente attorno alla promozione culturale, la cui contabilità è tenuta dal sig. Aldo Izzo. Sei – sette markette per sera da cui prende il via l’intero show. E chi non ha un libro o un film da sostenere? D’altronde siamo un popolo di santi, navigatori e promotori.

Stando alle dichiarazioni alla stampa, Chiambretti vorrebbe differenziarsi dalle normali trasmissioni, spesso imbevute di pubblicità occulta e di starlette, comici e personaggi dello show-biz che si improvvisano scrittori o attori. Nel suo spettacolo la sostanza non cambia, ma l’operazione è esplicita, senza veli. Esattamente come il momento in cui Markette raggiunge il suo picco d’ascolto. Mi riferisco ai versi interpretati da un ottimo Giorgio Albertazzi mentre le telecamere corrono lungo il corpo di Magda Gomes che, lentamente, in una rara alchimia di eleganza e sensualità, lascia intravedere centimetri di carne.

Pierino scardina il clichè della separazione fra contenuti e pubblicità che, come il sole e la luna, possono coesistere – anzi, devono coesistere, pena la morte del medium – senza mai incontrarsi. Avviene così che la pubblicità sopraggiunga interrompendo la pubblicità. E’ la realizzazione del sogno di ogni editore. Essere pagato dagli inserzionisti tradizionali e raccogliere l’attenzione degli spettatori a costi molto contenuti grazie alle autopromozioni. Geniale.
E’ quella parola, culturale, che spesso stona con la trasmissione, peraltro dotata di un buon ritmo e resa piacevole dalle domande vivaci e senza peli sulla lingua a cui vengono sottoposti gli ospiti. Ed è proprio l’irriverenza e l’arguzia, l’andare sopra le righe quel tanto che basta a ricompensare La7 in termini di share. Gli ascolti infatti, nonostante l’orario piuttosto infelice, sono superiori alla media di rete e consentono una piccola rivincita a Pierino, punito dall’1% del suo Prontochiambretti.[img4]
Fanno parte del cast fisso anche la sensuale e ruspante Sylvie Lubamba, che – con irruenza e spontaneità – si riassume dichiarando: «sono tanta e costo poco», gli opinionisti Costantino della Gherardesca e Marco Eugenio Brusutti – di cui l’Italia intera si domanda se ci sono o ci fanno -, Nino Frassica, nei panni di uno sgrammaticato talent scout e un eccezionale coro Gospel, formato da trenta elementi, che si esibisce sul jingle della trasmissione.

La7 sembra essere ormai un rifugio per quei conduttori e comici che, pur non trovando più spazio, per diverse ragioni, sulle reti maggiori, non intendono rinunciare ad esprimersi liberamente e a lanciare invettive a 360 gradi.

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