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cultura dell'immagine e della parola

Rapito dallo Chef Tony

Di solito capita durante le feste comandate, quando i parenti a fine pranzo si accasciano sul divano ebbri di spumantino e brasato al barolo.
Il televisore è rigorosamente acceso e trasmette i soliti programmi: fattorie e cliniche di bellezza per vip in disarmo, telegiornali popolati di cuccioli in cerca di padrone, scampagnate culinarie su e giù per la penisola…
Ecco, in quei momenti, non so bene perché, dentro di me qualcosa si guasta. Come se un ingranaggio si inceppasse.
Sarà che anche io non ho lesinato sul brasato, fatto sta che di colpo il mio amato teleschermo mi sembra rigonfio di un vuoto siderale e incolmabile. I format che normalmente apprezzo mi paiono spenti e privi di significato.
La noia mi ottenebra, la routine mi agisce.
Fino a qualche tempo fa questo era un gravissimo problema. In grado di rovinarmi anche il più bianco dei natali con i tuoi o la più placida della pasque con chi vuoi.
Poi, fortunatamente, ho scoperto il misterico mondo delle televendite americane sulle reti locali: un’isola felice nel mare dell’Auditel, un quadro espressionista dipinto con grasse pennellate di fantasia.
Perché non so se ne siete a conoscenza, ma esiste un mondo sotterraneo di emittenti regionali popolato da alcuni tra i personaggi più belli che abbiano mai calcato il quattordici pollici, ravvivato da sceneggiature degne di un David Lynch strafatto di gas esilarante.
Vi descrivo qualcuna di queste perle, casomai servisse anche a voi un antidoto contro i programmi di successo. Posso rassicurarvi circa il loro valore terapeutico: dedicategli un paio d’ore di visione, poi sarete in grado di rivedervi tutte le repliche di Casa Keaton (Italiauno, da lunedì a sabato ore 6.05, domenica ore 6.30) una dopo l’altra.

Per gli amanti dell’azione e della suspense c’è Chef Tony, un cuoco italoamericano tarchiato e con i baffetti che vende ai ragazzi di una scuola di cucina francese i coltelli Miracle Blade III – serie perfetta. Lui è capace di sminuzzare un maglio da fabbro come se fosse formaggio, solo lui affetta gli ananas in volo. Roba che neanche Jackie Chan.
Poi fa sparire tutto, dai pomodori alle lattine alle costate di manzo, in un piccolo buco che sta al fianco del suo tagliere. E io mi aspetto che nella scuola francese faccia irruzione Fox Mulder, l’unico in grado di spiegare dove diavolo porti quel piccolo buco.

Se invece siete cultori del filone anarco-surrealista, fate zapping finché non trovate la promozione di Restform. Si tratta di un materasso gonfiabile progettato per risolvere la vita a chi è assediato da amici molesti che gli occupano la casa e hanno pure il coraggio di lamentarsi perché il divano è duro.
Tralasciando l’effettiva utilità del prodotto, quello che mi stordisce sempre è il momento meraviglioso in cui per testarne la qualità vengono fatti entrare in studio due leoni marini. Sì, due bestie enormi, due foche mannare di nome Pibble e Sake che iniziano a rotolarsi sul giaciglio tra le esclamazioni di stupore dei conduttori.
Una scena degna della Loggia Nera di Twin Peaks.

Infine, per chi è riluttante all’idea di abbandonare le prove del cuoco e le domeniche del villaggio dell’emittenza nazionale, segnalo una chicca senza pari.
Si tratta della televendita di un frullatore universale, naturalmente statunitense. Purtroppo non ricordo il nome dell’elettrodomestico, ma sono quasi certo di averla vista su Telereporter.
[img4]Protagonisti sono due profumatissimi coniugi che invitano i loro amici a colazione. Ora, a parte il fatto che i suddetti amici sembrano comparse di un film di Tod Browning, l’aspetto rilevante di questa réclame è la splendida sintesi che fornisce delle regole alla base del sistema alimentare nordamericano.
Non importa quello che volete cucinare, dal margarita all’anatra laccata, basta che mettiate tutti gli ingredienti in una bacinella e li frulliate per sei secondi!
Mi rendo conto che così dicendo mi dimostro indegno di degustare l’italico cibo, ma dopo mezz’ora di Davide Mengacci che mi spiega con voce melliflua come si tartufa l’agnello a pochi chilometri da Norcia, quel piccolo frullatore mi appare di colpo come un irresistibile invito alla rivoluzione catodica.

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